Regia: Andrès Muschietti
Un uomo uccide la moglie e rapisce le figlie. Nonostante la fitta nevicata, fugge a folle velocità a bordo della sua potente auto. L'inevitabile incidente automobilistico lo porterà a rifugiarsi in una casa abbandonata insieme alle piccole figlie. Cinque anni dopo, il fratello dell'assassino (Coster Waldau), che non ha mai abbandonato la speranza di ritrovare qualche traccia della sparizione dei tre, scopre che le bambine sono ancora in vita. Con l'aiuto di uno psichiatra riesce ad ottenere l'affidamento delle piccole.
La Madre possiede, almeno inizialmente, la struttura tipica delle ghost stories, ed il modo in cui è raccontata nei primi venti minuti è davvero mirabile. L'andamento è minaccioso e non c'è sequenza in cui la tensione latiti; in modo particolare questo accade nelle primissime scene dove il vero orrore è la realtà, condensata in un padre uxoricida che si lancia in una forsennata corsa in automobile. Passati però i primi venti fatidici minuti la pellicola inizia a soffrire la poca originalità dello script.
Pur confezionato con eleganza, come purtroppo accade a diversi horror, La Madre si affloscia su una sceneggiatura troppo semplice, specie nella dinamica del racconto e per sopperire al tutto deve ricorrere alle solite, fastidiose impennate di volume. Alle ottime prove delle attrici bambine fa da contraltare l'insipida prestazione della tanto acclamata Jessica Chastain, qui in versione dark metal, che però, bisogna ammetterlo non è aiutata dalle battute (ma quante volte dice tutto bene- tutto ok?) a sua disposizione. Probabilmente l'intenzione di regista e produttore era quella di realizzare una ghost story partendo dall'horror psicologico per poi approdare alla favola gotica, ribaltando non solo i generi cinematografici ma operando anche sulla figura della terrificante "Madre" che con lo scorrere della pellicola si trasforma da mostro vero e proprio ad illusorio elemento protettivo. Esperimento mal riuscito se si pensa che la parte più accattivante è quella dell'horror tradizionale, di genere, del già visto. Pellicola più che sufficiente per la qualità della confezione, ma limitata dalla debolezza della sceneggiatura e da un interminabile finale dal fastidioso sapore di melodramma fantasy. Peccato, perché il giovane regista dimostra di sapere il fatto suo e di saper stare dietro la mdp. Il film è l'estensione di un corto dello stesso Muschietti. Produce Guillermo Del Toro.
Fabrizio Luperto
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