venerdì, aprile 05, 2013

Film Telecomandati: "Blood diamond"/Diamanti di sangue"

di: E. Zwick
con: L. Di Caprio, J. Connelly, D. Hounsou.
- USA 2006 -
145 min.

Sierra Leone, fine anni' 90. L'ex mercenario Archer (Di Caprio) scambia diamanti con armi che poi rivende al miglior offerente sullo scacchiere del perenne conflitto africano. Imprigionato, fa la conoscenza di Salomon (Hounsou), pescatore del posto, a cui la guerriglia ha rapito l'intera famiglia. Uniti da un misterioso diamante rosa che Archer vede come passaporto per una nuova vita e Salomon - che lo ha nascosto - come unico mezzo per riscattare il destino dei suoi cari - insieme alla giornalista americana Maddy Bowen (Connelly) inviata per scrivere un reportage sulla connessione diamanti/traffico d'armi/instabilità politica - inizieranno un pericoloso viaggio che cambierà i loro destini...

Il denominatore comune dei film di un regista di "grana grossa" come Zwick - mestierante abbastanza prolifico e capace di cimentarsi in generi diversi - e' sempre stata la tendenza a far prevalere il melodramma sull'azione pura, il tutto a scapito della narrazione (con l'eccezione del suo esordio risalente all' 86, "About last night", probabilmente perché basato sul testo di un cinico intelligente quanto inflessibile come Mamet), spingendo a volte l'enfasi ai limiti del grottesco (vedi "Vento di passioni"). Con questo "Blood diamond" il cineasta americano torna - anche per via di un soggetto che poco si presta alla tensione insistita su certe corde - ad uno svolgimento più serrato, riuscito nelle sequenze d'azione (anche se non c'è niente di realmente nuovo sotto il sole) e rafforzato dalla efficace secchezza di molti dialoghi. Giocoforza si riducono e diventano più digeribili le magagne di sempre: messinscena magniloquente, ricerca di immagini "evocative", digressioni frequenti troppo esplicative o troppo dilatate, colpi bassi assestati qua e la' allo scopo d'ingraziarsi il lato emotivo dello spettatore, sostanziale schematicità dei personaggi costretti a portare in giro psicologie incomplete o prevedibili.

Comunque sia, l'ingranaggio stavolta tiene (molto più, per dire, che nel precedente "L'ultimo samurai", 2003) e il film procede dignitosamente per le sue due ore e passa senza grosse sorprese ma pure senza maldestri svarioni. Messo da parte lo sbandamento derivante dall'abbondanza di carne al fuoco - il mercato parallelo dei diamanti; il traffico d'armi; il ruolo delle multinazionali; lo sfascio politico e sociale e il relativo clima di violenza permanente di molte nazioni africane; il dramma dei bambini-soldato; la cattiva coscienza occidentale, tutto assieme e tutto shakerato un po' a caso - resta il buon lavoro sulle scene di massa, in particolare su quelle di natura "militare", paragonabili per estetica e dinamicità agli scontri urbani del seminale "Black Hawk down" (2001) di Scott, nonché, da un lato, la sentita adesione "fisica" della star Di Caprio al suo mercenario con reminiscenze hemingwayane e, dall'altro, quella dell'indomito pescatore Hounsou. Per contro, ancora una volta risulta sacrificata la Connelly - raro esempio di bellezza aristocratica, "antica", in felice connubio con piglio e sagacia tipicamente moderni - incastrata nei panni di una donna un po' coscienza critica collettiva, un po' cuore e anima in pena, alla fine ne' l'una ne' l'altra.


Nobilita l'operazione la creazione dell'ennesimo fondo internazionale per la lotta alla fame e la simmetrica contro-campagna pubblicitaria della De Beers, regina malmostosa dei diamanti mondiali.

Cinque candidature all'Oscar 2007, tra cui quella per il migliore attore protagonista (Di Caprio) e quella per il migliore attore non protagonista (Hounsou).

(Sabato 06/04, Premium cinema energy, ore 21,15).


TFK

Nessun commento: