Sud è niente
di Fabio Mollo
con Vinicio Marchioni, Miriam Karlkvist, Valentina Lodovini
genere, drammatico
Italia, 2013
durata, 90'
Il cinema
italiano che racconta le piaghe del paese. Dagli scandali politici alla
malavita organizzata, gli autori italiani hanno scandagliato in lungo ed
in largo i fantasmi della nazione, a volte omettendone le ragioni,
altre riuscendone a cogliere gli ambigui contorni. Francesco Rosi ed
Elio Petri, così come Matteo Garrone e Paolo Sorrentino sono
eccellenze che fanno coraggio ed insieme spaventano chiunque si cimenti
nell'esercizio della denuncia, perché se il successo delle loro opere
testimonia l'esistenza di una domanda pronta a premiare il coraggio di
raccontare l'indicibile, non può non spaventare il confronto con modelli
così alti e riusciti. Ed e' per questo che è un segno incoraggiante
assistere a breve intervallo di tempo ad esordi come quello di Pif con
"La mafia uccide solo d'estate" e poi di Fabio Mollo con "Il sud è niente", esponenti di una
meridionalita' che si rinnova mantenendo inalterate le radici della
propria identità.
Un
contrappeso su cui Mollo, italiano di nascita ma professionalmente
apolide, sembra modellare le figure di Grazia e di suo padre
Cristiano, legati in maniera viscerale alla propria terra, eppure
estranei ad un mondo che li respinge ed a cui sono alieni. Una frattura
che la storia fa esplodere all'indomani della morte di Pietro, il
fratello della ragazza, scomparso in circostanze che il padre, lacerato
dal senso di colpa, si ostina a tenere nascoste. Incapaci di rassegnarsi
a quella perdita ognuno reagisce alla propria maniera: Grazia
continuando a cercare il fratello che crede di aver incontrato durante
un immersione subacquea, Cristiano assicurando un futuro alla figlia,
accettando l'offerta del boss che lo vuole estromettere dall'attività di cui è a capo.
Partendo
da un episodio di sangue -lasciato fuori campo-, e dalle sue conseguenze "Il sud è niente"
costruisce una trama che utilizza gli strumenti del reale per disegnare
un percorso di liberazione materiale ed insieme spirituale, che sposta il
film su una dimensione in cui realtà e sogno, credenze ed oggettività
si influenzano reciprocamente. In questo senso il narrato del film
procede in una continua osmosi tra pubblico e privato, riconoscibile per
esempio nel modo in cui il film mette in contatto l'iniziazione amorosa
di Grazia, fatta di continui respingimenti per il carattere introverso e
scontroso della ragazza, con la mancanza di calore e persino
l'ostilita' emanata dalle architetture cittadine, fatiscenti e vetuste,
dove la rabbia della giovane trova asilo, che fanno il paio con il
deserto liquido ed immoto della striscia di mare dove si infrange il
sogno di incontrare l'amato fratello. Oppure, nella corrispondenza tra i
riti collettivi di una comunità che si compatta intorno alla processione
del santo, e le abitudini della nonna di Grazia, solerte nelle
pratiche di una religiosità superstiziosa e magica che le permette di
alleviare e dare senso al dolore del nucleo famigliare.
Alternando i primi piani sul volto dei personaggi con i totali di
paesaggi senza figure Mollo rende esplicita l'isolamento dei personaggi,
mentre nella reticenza della parola che sottrae la mafia all'oralita'
della sua mitologia (nel film il termine non viene pronunciato) il
regista compie un processo di interiorizzazione in cui, grazie ad una
serie di inserti onirici piuttosto riusciti, riesce a rendere la
coercizione e la violenza che sono iscritti nel dna del quotidiano di
chi è costretto a viverla. "Era sempre stato nostro" dice la moglie del
boss a Cristiano, riferendosi all'attività a cui l'uomo ha finalmente
deciso di rinunciare. Come a dire che se la libertà esiste, può essere
raggiunta solo sul piano interiore, come "Il sud e' niente" dimostra
nella catarsi dello splendido finale, capace di riscattare qualche
concessione allo spettacolo, che la presenza vistosa ma ininfluente del
personaggio interpretato da Valentina Lodovini rappresenta al suo
massimo grado. Tra racconto di formazione e thriller esistenziale il
film di Fabio Mollo riesce a comunicare con la forza delle immagini e l'essenzialita' delle interpretazioni. Da non perdere.
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