Lo sguardo di Satana-Carrie
di Kimberly Peirce
con Chloë Grace Moretz, Julianne Moore
Usa 2013
genere, horror
durata, 100'
Quando, nel 1976 Brian De Palma decide di girare il suo primo film horror l'America si trova alle prese con una serie di rivolgimenti che stanno mettendo in crisi il suo innato ottimismo. Uscita con le osse rotte dall'inferno del Vietnam, ed alle prese con la conseguenze dello scandalo Watergate che ha istillato più di un dubbio sulla perfettibilità del modello presidenziale e democratico, gli Stati Uniti sono attraversati da una vento di ribellione contro ogni forma di ordine precostituito: una rivoluzione che interessa lo Stato ma soprattutto, per le ricadute emotive, l'istituzione familiare che messe in soffita le virtù edeniche e taumaturgiche appare sempre di più come il luogo da cui nasce e si diffonde il peccato originale. Consapevole o meno, "Carrie-Lo sguardo di Satana" sembra farsi carico sul piano simbolico di queste istanze, trasfigurando la perdita dell'innocenza della nazione nella parabola esistenziale della giovane protagonista, costretta ad una vita di privazioni ed isolamento da una madre bigotta e soppressiva, e sconvolta dai segnidi una pubertàaccompagnata dalla manifestazione di un potere (la telecinesi) straordinario ed insieme terribile.
Del film originale il remake diretto da Kimberly Peirce, pur con i dovuti aggiornamenti riprende praticamente tutto. A fare la differenza in questa come in analoghe operazioni è la mancanza del contesto sociale e culturale da cui nasceva il modello originale, e quindi delle suggestioni e dell'immaginario che allora erano stati capaci di lavorare in sinergia con la componente filmica. Orfano di quella spinta il “nuovo” Carrie diventa banale nell'organizzare i presupposti del suo climax spettacolare, soprattutto quando i tratta di delineare le psicologie femminili e la loro morbosa esistenza. Così se il personaggio della madre interpretato da una Julianne Moore oltremodo rigida nelle espressioni facciali rientra in una caratterizzazione routinaria della follia, a mancarci di più è proprio la figura di Carrie, il cui rapporto con la sessualità propria ed altrui, così come l'alienazione di cui è vittima, sono interpretati da Chloë Grace Moretz con una fissità talmente monocorde e caricaturale da non lasciare spazio ad alcuna immaginazione. Una sorpresa al negativo a cui certamente contribuiscono le aspettative nei confronti di un'autrice che si era distinta per l'attenzione ad una femminilità fuori dagli schemi (Boys Don't Cry) e quì invece totalmente omologata agli standard di un qualunque teen movie. Se a questo aggiungiamo la mancanza di pathos della sezione relativa alla presa di contatto con il sovrannaturale da parte della protagonista a cui il film arriva senza alcuna progressione, "Lo sguardo di Satana-Carrie" sta tutto nella parte finale, quella dedicata alla catarsi di una vicenda che nel frattempo non riesce ad accumulare alcuna tensione. Onestamente troppo poco .
di Kimberly Peirce
con Chloë Grace Moretz, Julianne Moore
Usa 2013
genere, horror
durata, 100'
Quando, nel 1976 Brian De Palma decide di girare il suo primo film horror l'America si trova alle prese con una serie di rivolgimenti che stanno mettendo in crisi il suo innato ottimismo. Uscita con le osse rotte dall'inferno del Vietnam, ed alle prese con la conseguenze dello scandalo Watergate che ha istillato più di un dubbio sulla perfettibilità del modello presidenziale e democratico, gli Stati Uniti sono attraversati da una vento di ribellione contro ogni forma di ordine precostituito: una rivoluzione che interessa lo Stato ma soprattutto, per le ricadute emotive, l'istituzione familiare che messe in soffita le virtù edeniche e taumaturgiche appare sempre di più come il luogo da cui nasce e si diffonde il peccato originale. Consapevole o meno, "Carrie-Lo sguardo di Satana" sembra farsi carico sul piano simbolico di queste istanze, trasfigurando la perdita dell'innocenza della nazione nella parabola esistenziale della giovane protagonista, costretta ad una vita di privazioni ed isolamento da una madre bigotta e soppressiva, e sconvolta dai segnidi una pubertàaccompagnata dalla manifestazione di un potere (la telecinesi) straordinario ed insieme terribile.
Del film originale il remake diretto da Kimberly Peirce, pur con i dovuti aggiornamenti riprende praticamente tutto. A fare la differenza in questa come in analoghe operazioni è la mancanza del contesto sociale e culturale da cui nasceva il modello originale, e quindi delle suggestioni e dell'immaginario che allora erano stati capaci di lavorare in sinergia con la componente filmica. Orfano di quella spinta il “nuovo” Carrie diventa banale nell'organizzare i presupposti del suo climax spettacolare, soprattutto quando i tratta di delineare le psicologie femminili e la loro morbosa esistenza. Così se il personaggio della madre interpretato da una Julianne Moore oltremodo rigida nelle espressioni facciali rientra in una caratterizzazione routinaria della follia, a mancarci di più è proprio la figura di Carrie, il cui rapporto con la sessualità propria ed altrui, così come l'alienazione di cui è vittima, sono interpretati da Chloë Grace Moretz con una fissità talmente monocorde e caricaturale da non lasciare spazio ad alcuna immaginazione. Una sorpresa al negativo a cui certamente contribuiscono le aspettative nei confronti di un'autrice che si era distinta per l'attenzione ad una femminilità fuori dagli schemi (Boys Don't Cry) e quì invece totalmente omologata agli standard di un qualunque teen movie. Se a questo aggiungiamo la mancanza di pathos della sezione relativa alla presa di contatto con il sovrannaturale da parte della protagonista a cui il film arriva senza alcuna progressione, "Lo sguardo di Satana-Carrie" sta tutto nella parte finale, quella dedicata alla catarsi di una vicenda che nel frattempo non riesce ad accumulare alcuna tensione. Onestamente troppo poco .
2 commenti:
una fotocopia sbiadita, più che un remake.
per fare la quale non ci sarebbe stato bisogno di scomodare regista ed attori così importanti..
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