Kristy
di Oliver Blackburn
con Haley Bennett, Ashley Greene, Lucas Till, Chris Coy
Usa, 2014
genere, horror
durata, 86'
Thriller-horror non troppo interessante né originale, Kristy parte subito con un assunto di trama che nella sua inverosimiglianza rivela il limite di una scrittura troppo debole rispetto alla regia: una ragazza rimane completamente sola in un campus universitario durante il ringraziamento.
Da qui, l'inizio di una spietata caccia all'uomo ad opera di quella che fin dai primi minuti sappiamo essere una setta satanica attiva in tutto il paese, decisa a sacrificare “innocenti” senza un'apparente motivazione, solo in quanto rappresentanti autoeletti dell'”antagonismo” inteso come generica – pigramente poco scandagliata e narrativamente comoda – ribellione ai tradizionali valori dell'etica occidentale, e in particolare al sistema di valori individuale e liberista della cultura wasp.
La scelta di mostrare fin da subito gli antagonisti si rivela particolarmente infelice: le scene di tensione, anche quando ben girate, perdono ogni mordente, e la trama viene castrata di ogni possibile colpo di scena significativo, che avrebbe invece rivitalizzato il film.
Ad aggiungersi alla debolezza di una scrittura fin troppo sbrigativa, c'è anche la superficialità con cui vengono trattati alcuni temi che avrebbero potuto costituire invece un solido pilastro narrativo su cui fare perno.
Tra questi il mondo del web e l'estrema spettacolarizzazione di ogni azione, disperato tentativo di affermare e testimoniare una propria unicità, e una solo-vagamente-accennata prospettiva “romeriana” che ricondurrebbe il movente degli omicidi e quindi il fulcro dell'horror stesso a un tema socio-politico che, però, nasce e muore in pochi dialoghi.
Ne risulta un film guardabile, retto da una protagonista credibile e una serie di sequenze interessanti che però non bastano a superare da sole i limiti di una scrittura che, pur rivelando alcuni spunti interessanti, non approfondisce, preferendo facili – e non troppo interessanti – soluzioni narrative che appiattiscono il film e riducono il tutto a un continuo inseguimento dal prevedibile finale.
Michelangelo Franchini
di Oliver Blackburn
con Haley Bennett, Ashley Greene, Lucas Till, Chris Coy
Usa, 2014
genere, horror
durata, 86'
Thriller-horror non troppo interessante né originale, Kristy parte subito con un assunto di trama che nella sua inverosimiglianza rivela il limite di una scrittura troppo debole rispetto alla regia: una ragazza rimane completamente sola in un campus universitario durante il ringraziamento.
Da qui, l'inizio di una spietata caccia all'uomo ad opera di quella che fin dai primi minuti sappiamo essere una setta satanica attiva in tutto il paese, decisa a sacrificare “innocenti” senza un'apparente motivazione, solo in quanto rappresentanti autoeletti dell'”antagonismo” inteso come generica – pigramente poco scandagliata e narrativamente comoda – ribellione ai tradizionali valori dell'etica occidentale, e in particolare al sistema di valori individuale e liberista della cultura wasp.
La scelta di mostrare fin da subito gli antagonisti si rivela particolarmente infelice: le scene di tensione, anche quando ben girate, perdono ogni mordente, e la trama viene castrata di ogni possibile colpo di scena significativo, che avrebbe invece rivitalizzato il film.
Ad aggiungersi alla debolezza di una scrittura fin troppo sbrigativa, c'è anche la superficialità con cui vengono trattati alcuni temi che avrebbero potuto costituire invece un solido pilastro narrativo su cui fare perno.
Tra questi il mondo del web e l'estrema spettacolarizzazione di ogni azione, disperato tentativo di affermare e testimoniare una propria unicità, e una solo-vagamente-accennata prospettiva “romeriana” che ricondurrebbe il movente degli omicidi e quindi il fulcro dell'horror stesso a un tema socio-politico che, però, nasce e muore in pochi dialoghi.
Ne risulta un film guardabile, retto da una protagonista credibile e una serie di sequenze interessanti che però non bastano a superare da sole i limiti di una scrittura che, pur rivelando alcuni spunti interessanti, non approfondisce, preferendo facili – e non troppo interessanti – soluzioni narrative che appiattiscono il film e riducono il tutto a un continuo inseguimento dal prevedibile finale.
Michelangelo Franchini
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