Raffaello - il principe delle arti in 3D
di Luca Viotto
con Flavio Parenti, Angela Curri, Enrico Lo Verso
Italia, 2017
genere: biografico
durata, 90'
Questo fa sì che non ci sia la benché minima traccia di accademismo nella ricostruzione del suo percorso artistico, grazie anche agli interventi di esperti come Vincenzo Farinella, professore associato di Storia dell'Arte Moderna, per il periodo di Urbino, Antonio Natali, storico dell'arte che è stato direttore della Galleria degli Uffizi, per la presenza a Firenze e Antonio Paolucci, che è stato direttore dei Musei Vaticani, per il periodo legato al Vaticano. Ognuno di loro fa percepire un'erudizione non sterile, ma strettamente intrecciata con la passione per l'opera dell'artista. Una passione che ha costituito il fil rouge che ha attraversato tutto il progetto e che sembra avere lo stesso desiderio che Raffaello aveva nei confronti della conservazione della memoria e della comprensione delle opere degli antichi romani quando scriveva a papa Leone X: "Quanti pontefici, padre santo, quali avevano il medesimo officio che ha Vostra Santità, ma non già il medesimo sapere, né 'l medesimo valore e grandezza d'animo, quanti - dico - pontefici hanno permesso le ruine e disfacimenti delli templi antichi, delle statue, delli archi e altri edifici, gloria delli lor fondatori? Quanti hanno comportato che, solamente per pigliare terra pozzolana, si siano scavati i fondamenti, onde in poco tempo poi li edifici sono venuti a terra? Quanta calcina si è fatta di statue e d'altri ornamenti antichi?". In questa contemporaneità che spesso sembra voler dimenticare il passato e le proprie radici culturali, un film come "Raffaello - Il principe delle arti" ci spinge a riflettere, fondendo con consapevolezza ed efficacia cultura e intrattenimento.
di Luca Viotto
con Flavio Parenti, Angela Curri, Enrico Lo Verso
Italia, 2017
genere: biografico
durata, 90'
La vita di Raffaello Sanzio, a partire dalla sua nascita ad Urbino e dall'ambito familiare, viene seguita nel suo
periodo fiorentino e in quello romano, attraverso la presentazione e lettura di 70 opere d'arte, di cui più di 40
di mano del grande pittore. Per la realizzazione di questo film d'arte sono stati necessari 18 mesi di lavoro, di
cui 30 di riprese, e un team produttivo composto da più di 100 professionisti, con oltre 200 ore di girato e 40
costumi realizzati su misura.
Lo sforzo produttivo è stato ingente, ma questo non garantiva di per sé la riuscita del progetto, che invece è
piena, a partire dall'uso del 3D, utilizzato in maniera molto efficace. Un esempio può farne comprendere il
valore: nel momento in cui si mettono a confronto "Lo sposalizio della Vergine" del Perugino e quello
realizzato da Raffaello, la possibilità che il 3D offre di separare i piani in cui si collocano i personaggi, mostra
quanto il pittore urbinate, a soli 20 anni, sapesse guardare all'opera di chi lo aveva preceduto essendo in
grado di andare oltre. La tridimensionalità mette in assoluto rilievo i gesti, le posture i volti di coloro che
attorniano Giuseppe e Maria, rivelando la distanza assoluta tra la fissità rituale pensata dal Perugino e il
rapporto diretto con il reale che viene ad instaurarsi ad opera di Raffaello.
Avendo come modello di riferimento gli ormai classici sceneggiati televisivi degli anni Settanta, si
propongono anche i momenti principali della vita del pittore, contestualizzandoli con grande efficacia negli
edifici e nelle città in cui si svolsero.
Questo fa sì che non ci sia la benché minima traccia di accademismo nella ricostruzione del suo percorso artistico, grazie anche agli interventi di esperti come Vincenzo Farinella, professore associato di Storia dell'Arte Moderna, per il periodo di Urbino, Antonio Natali, storico dell'arte che è stato direttore della Galleria degli Uffizi, per la presenza a Firenze e Antonio Paolucci, che è stato direttore dei Musei Vaticani, per il periodo legato al Vaticano. Ognuno di loro fa percepire un'erudizione non sterile, ma strettamente intrecciata con la passione per l'opera dell'artista. Una passione che ha costituito il fil rouge che ha attraversato tutto il progetto e che sembra avere lo stesso desiderio che Raffaello aveva nei confronti della conservazione della memoria e della comprensione delle opere degli antichi romani quando scriveva a papa Leone X: "Quanti pontefici, padre santo, quali avevano il medesimo officio che ha Vostra Santità, ma non già il medesimo sapere, né 'l medesimo valore e grandezza d'animo, quanti - dico - pontefici hanno permesso le ruine e disfacimenti delli templi antichi, delle statue, delli archi e altri edifici, gloria delli lor fondatori? Quanti hanno comportato che, solamente per pigliare terra pozzolana, si siano scavati i fondamenti, onde in poco tempo poi li edifici sono venuti a terra? Quanta calcina si è fatta di statue e d'altri ornamenti antichi?". In questa contemporaneità che spesso sembra voler dimenticare il passato e le proprie radici culturali, un film come "Raffaello - Il principe delle arti" ci spinge a riflettere, fondendo con consapevolezza ed efficacia cultura e intrattenimento.
Riccardo Supino
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