Blade runner 2049
di Denis Villeneuve
con Ryan Gosling, Harrison Ford, Ana de Armas
USA, 2017
genere, fantascienza
durata,152’
Nel 2049, l’agente K è un blade runner della polizia di Los Angeles. Sono passati trent'anni da quando Deckard faceva il suo lavoro. I replicanti della Tyrell Corporation sono stati messi fuori legge, ma poi è arrivato Niander Wallace e ha convinto il mondo con nuovi "lavori in pelle": perfetti, senza limiti di longevità e, soprattutto, obbedienti. K è sulle tracce di un vecchio Nexus, quando scopre qualcosa che potrebbe cambiare tutte le conoscenze finora acquisite sui replicanti, e dunque cambiare il mondo. Per esserne certo, però, dovrà andare fino in fondo. Come in ogni noir che si rispetti dovrà, ad un certo punto, consegnare pistola e distintivo e fare i conti da solo con il proprio passato.
Ridley Scott produce, mentre alla regia c'è Denis Villeneuve, supportato dalla fotografia di Roger Deakins, che non si può non annoverare tra gli autori di questo film. La sua tavolozza e l'impressionante lavoro di scenografia definiscono il clima meteorologico del film più di ogni altro elemento.
Ed è certamente sul piano visivo, e delle scelte operate in questo senso, che il film di Villeneuve trova la propria originalità costitutiva: quella di un ibrido tra blockbuster e film personale, specie nella gestione del tempo, che il canadese sottrae alle logiche di mercato e fa proprio nel bene e nel male, lungaggini comprese.
Il disordine e la spazzatura della L.A. del 2019 sono un ricordo lontano: ora tutto è ordine, K stesso, come gli ricorda il suo capo, è pagato per mantenere l'ordine. Ma non è facile assolvere questo compito quando i ricordi d'infanzia si mescolano agli interrogativi metafisici, proprio come in "Fuoco pallido", il romanzo di Nabokov che torna a più riprese. Non è facile quando, come nell'archetipo di ogni detection contemporanea, la tragedia di Edipo, cacciatore e cacciato sono la stessa persona. Dice tante cose, il film di Villeneuve, forse troppe. E di certo non le dice sempre nel migliore dei modi: non ha la semplicità dell'originale, stordisce di spiegazioni, arriva persino in ritardo sulle intuizioni dello spettatore, ma la forza interna del racconto, la materia di cui è fatto, è così potente che trascina oltre, come una corrente.
C'era un nucleo di coerenza interna, che bruciava ad altissime temperature, e che faceva del Blade Runner di Scott qualcosa che non si poteva smembrare, anche se poi a restare nella mente erano alcune immagini in particolare, com'è naturale che sia. Il film di Villeneuve non possiede questa coerenza: i suoi capitoli, le sue immagini sono molteplici, diversificate, spesso non così originali come sembrano. Si sente forte l'eco di altre saghe, di altre visioni. Ma ci sono scene, nonostante tutto, che sarà impossibile dimenticare, che ci resteranno negli occhi a lungo.
Riccardo Supino
1 commento:
anche io la vedo così. Il film è stato molto castigato da critici severi e spocchiosi che il primo Blade Runner se lo sono visto nel 2000 in edizione masterizzata, quando ormai le magliette coi bastioni di orione ce le avevano anche i supermercati.
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