venerdì, ottobre 27, 2017

FESTA DEL CINEMA DI ROMA - DREAMS BY THE SEA

Dreams by the sea
di, Sakaris Stora
con, Juliett Nattestad, Helena He∂insdottir
Far Øer, Dan 2017
genere, drammatico
durata, 80'


La rabbia è giovane per definizione. In particolare, non conosce latitudini, né separazioni d'etnia o di censo. Non sorprende, allora, ritrovare le medesime pulsioni, gli stessi disincanti, le numerose e sovrapponibili irrequietezze, su una minuscola crosta di terra persa da qualche parte nell'Atlantico del Nord (si tratta, presumibilmente, d'un isola dell'arcipelago danese delle Far Øer), cucite addosso come una seconda pelle a due adolescenti diverse ma complementari - Ester, ragazzina educata e in apparenza adagiata sulla rispettosa esecuzione degli edificanti dettami genitoriali; Ragna, quasi coetanea, solitaria e scostante, dedita, al tempo, alla cura del fratello minore, alla gestione di un minuscolo diner e al tentativo di recupero d'una madre stanca e disattenta, avvezza all'alcool e alle amicizie occasionali - Il quasi inevitabile incontro tra loro, in un universo tanto limitato, segnerà le tappe delle rispettive formazioni alla vita attraverso l'emergere doloroso di quella certezza che spinge a non cedere alle lusinghe del cinismo e della rassegnazione.

Girato nei luoghi autentici delle vicende, "Dreams by the sea", s'avvale del fascino astratto e primordiale dei paesaggi nordici, imprevedibili nella loro aspra mutevolezza eppure come impassibili, distanti, capaci, in virtù di questa irriducibile antinomia, d'imprimersi a fondo nei gesti e nell'intimo delle persone che li abitano, al punto d'influenzarne scelte e stati d'animo. Non a caso Ester e Ragna raccolgono i frutti dei rispettivi monotoni affanni privati e dei fugaci attimi d'esaltazione di fronte all'immensità fredda dell'Oceano, stringendosi l'un l'altra e urlando il proprio dissenso a un mondo che, contrariamente a quello degli uomini, forse ne serberà almeno l'eco a titolo di monito futuro.

Strutturato secondo una lineare e scarna consequenzialità che alterna sequenze di raccordo in piani di media ampiezza a ripetute inquadrature strette, indagatrici delle sfumature emotive delle protagoniste, il film recupera parte della propria prevedibile scansione narrativa e meccanicità di snodi nell'adesione nervosa dei corpi e dei volti di Ester e di Ragna a un destino di solitudine e privazione che solo il tempo e la proverbiale tenacia femminile saprà volgere in un più equilibrato e promettente braccio di ferro.
TFK             

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