La lucida follia di Marco Ferreri
di Anselma Dell'Olio
Italia, 2017
genere, documentario
durata, 77'
Non è un caso se Marco Ferreri nell’ultima parte della sua esistenza avesse deciso di abitare a Parigi, lontano dal paese nel quale era nato e a stretto contatto con quella che, nel corso degli anni, era diventata la sua famiglia cinematografica. Non era un tipo facile il regista milanese e non lo erano neanche i suoi film, sempre avanti rispetto ai tempi, e, di conseguenza, sempre oggetto di fraintendimento e di scandalo.
Al contrario, come spesso succede ai grandi irregolari, Ferreri era capito e stimato come pochi da chi, per lavoro, lo aveva conosciuto da vicino, apprezzandone le qualità artistiche e anche umane. Quindi da quegli attori, soprattutto stranieri che frequentarono i set dei suoi film più famosi e contestati, quale fu quello de “La grande abbuffata”, in cui il regista riunì attorno a se il gruppo di fedelissimi costituito da Marcello Mastroianni, Michel Piccoli, Philippe Noiret e Ugo Tognazzi, vertice di un pantheon attoriale dove più tardi trovarono posto tra gli altri, Isabelle Huppert, Hanna Shygulla, è ancora, tra gli italiani, Roberto Benigni e Sergio Castellitto, cavalli di razza disposti a tutto pur di condividere l’universo filmico del corpacciuto regista.
Bene ha fatto Anselma Dell’Olio che, nel mettersi sulle tracce del cineasta lombardo, ha dato vita a una sorta di transfert cinematografico capace di restituire Ferreri con sguardo quantomai fedele ai tratti più comuni della sua personalità. Assecondando tale punto di vista “La lucida follia di Marco Ferreri” risulta un’opera più cosmopolita che italiana, occupata per la maggior parte da conversazioni effettuate in lingua francese, e intesa soprattutto a riscoprire - attraverso una selezione ragionata di materiale d’archivio e spezzoni dei suoi film - Ferreri e la sua opera, al di fuori della cornice critico celebrativa normalmente presente in questo tipo di operazioni. In tal senso il film della Dell’Olio si mantiene in linea con il temperamento del regista, il quale - come si vede negli inserti delle rare interviste rilasciate- poco amava le speculazioni riservate ai suoi lavori da parte dei critici di professione, non per niente rappresentati nel film dal solo Serge Toubiana, estimatore ante litteram del nostro. Rispettandone la riservatezza e senza oltrepassare la soglia che trasforma la Storia in aneddoto “La lucida follia di Marco Ferreri” restituisce la complessità di Ferreri e della sua opera con una competenza che in parte gli deriva dal valore delle voci messe in campo, in parte, dal rigore del dispositivo messo a punto dalla Dell’Olio. Insomma un occasione da non perdere, soprattutto per i giovani appassionati ai quali non farebbe male scoprire la filmografia del cineasta lombardo.
Carlo Cerofolini
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