L'amica geniale
di Saverio Costanzo
genere, serie tv
Italia, 2018
durata, 480'
Che Saverio Costanzo sia uno sperimentatore di linguaggi ne sono testimoni i suoi film, ognuno dei quali è stato pronto a lasciarsi indietro il passato per guardare a nuove forme di espressione e di formato. Se in questo contesto non è il caso di ricordarne i vari passaggi, torna utile citare almeno quello relativo a La solitudine dei numeri primi, in cui la notorietà della fonte letteraria non impedì a Costanzo di tradirne l’ortodossia con una rivisitazione della vicende del romanzo che richiamava non solo il cinema di genere – in particolare quello di matrice horror – ma si nutriva di una sfrenata fantasia citazionista e cinefila. Con un altro film (Hungry Hearts) e una serie televisiva sulle spalle (In Treatment), la direzione de L’amica geniale rappresentava per Costanzo un ulteriore passo in avanti in termini di conoscenza cinematografica, poiché si trattava non solo di confrontarsi con i meccanismi di una produzione ad altissimo budget che, oltre a Wildeside, Fandango, TIMvsion e soprattutto RAI, prevedeva il coinvolgimento di un colosso mediatico come la HBO, in vista della distribuzione della serie, ma anche di individuare gli equilibri che consentono a un autore di ricreare l’opera altrui secondo il proprio occhio, senza metterne a rischio la riconoscibilità presso il suo pubblico di riferimento e, in questo frangente, dei milioni di lettori sparsi in tutto il mondo in qualche modo desiderosi di ritrovare sullo schermo le pagine del libro della Ferrante.
Nel passaggio da un cinema privato e confidenziale a un altro mondano ed esibito, fatto di grandi numeri (150 attori, 5000 comparse, sono quelli che riguardano il cast), oltre che di grandi professionalità, Costanzo adotta una regia attenta a valorizzare lo sforzo scenografico che ha permesso di ricostruire ex novo (ad opera di Giancarlo Basili) il rione della Napoli anni ’50 in cui vivono Lila ed Elena, grazie anche alla fotografia di Fabio Cianchetti, destinato a diventare il grande protagonista di questa prima serie e, più in generale, a fare de L’amica geniale una sorta di ambasciatore di quell’artigianato italiano che in casi come questo coincide con l’arte, anche quando si tratta di montaggio (Francesca Calvelli) e, soprattutto, del casting (Laura Muccino, Sara Casani), cui spettava il non facile compito di dare volto e corpo alle giovanissime protagoniste, impresa riuscita nella maniera in cui il pubblico avrà presto modo di vedere. Una macchina da cinema – perché di questo si tratta, anche se lo si vedrà in televisione – a cui Costanzo conferisce anima e forma esplorando i chiaroscuri dell’animo umano dei suoi personaggi e regalandoci un come eravamo che rende omaggio all’iconografia del neorealismo italiano di cui non mancano omaggi espliciti, come quello che rivisita la scena clou del rosselliniano Roma città aperta. Se anche il giudizio su L’amica geniale non può essere definitivo, perché basato sulle prime tre puntate presentate in anteprima alla stampa, ciò che abbiamo visto fino a questo punto sembra confermare la volontà della rete nazionale di elevare la qualità delle sue produzioni. Da questo osservatorio i lavori sembravo arrivati a buon punto.
Carlo Cerofolini
(pubblicato su taxidrivelrs.it)
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