mercoledì, aprile 17, 2019

L'UOMO FEDELE

L’uomo fedele
di Louis Garrel
con Louis Garrel, Laetitia Casta, Joseph Engel, Lily-Rose Depp
Francia, 2019
genere, drammatico, commedia
durata, 75


Abel è un giovane che vive tranquillamente e serenamente la propria vita a fianco di Marianne, quella che pensa sia la donna della sua vita e che rimarrà al suo fianco per sempre. Peccato, però, che il sogno del giovane sia destinato a svanire nel momento in cui la fidanzata gli rivela di essere in dolce attesa, ma che il padre non è lui, bensì Paul, migliore amico di Abel. Questi non la prende (fortunatamente o sfortunatamente?) troppo male, anzi sembra quasi accettare in maniera passiva la cosa. Dopo nove anni, però, il protagonista torna ad interessarsi alla sua vecchia fiamma e a guardarla nuovamente con gli stessi occhi con i quali l’aveva guardata durante tutto il periodo della loro relazione. Questo perché Paul, a seguito di un arresto cardiaco, non sopravvive e, al funerale, i due si rincontrano, insieme a Joseph, figlio nato dalla coppia, e a Eve, sorella di Paul, da sempre perdutamente innamorata di Abel.
“L’uomo fedele” è un insieme di intrecci che vanno a incastrarsi perfettamente all’interno delle relazioni e delle scelte dei personaggi, i quali provano costantemente ad evadere dalle proprie vite, ma spesso senza successo.
Louis Garrel mette in piedi un film ben congegnato e ben costruito, mai troppo scontato dove le relazioni tra i vari personaggi si susseguono insieme all’andare avanti della storia, quasi come in un thriller. Apparentemente un film “calmo”, ma che, in realtà, nasconde molta più suspense di quanto possa sembrare.
Il regista e attore protagonista della sua stessa opera riesce a condensare in poco più di un’ora una storia ben costruita dove accadono molti più eventi di quanti non accadano effettivamente in film ben più lunghi.

Alla complessa relazione tra i due protagonisti Abel e Marianne (Garrel e Laetitia Casta) si somma la bravura e l’intensità del giovanissimo Joseph Engel, la mosca bianca dell’intera vicenda, che agisce in maniera tutt’altro che consona rispetto a quella tipica di un bambino della sua età (e che ha, per di più, subito un lutto del genere). Il suo scopo sembra essere esclusivamente quello di instillare dubbi nel povero Abel (e indirettamente anche nello spettatore che comincia a porsi numerosi interrogativi), ma, in realtà, il suo modo di agire nasconde ben altro.
Se oltre alla trama ci si sofferma sulla struttura narrativa si può dire che il film di Garrel non è solo ben congegnato, ma anche studiato nei minimi particolari. Una delle caratteristiche principali, infatti, che fanno apprezzare ancora di più il lavoro del giovanissimo regista e attore, è quella di fornire al pubblico diversi punti di vista: la storia non ha un solo narratore, ma più di uno. Tutti sono narratori, tutti sono protagonisti, tutti possono immedesimarsi, per un motivo o per un altro, in tutti. Dal tradito e ferito Abel, alla bella Marianne alla giovane e innamorata Eve.
Veronica Ranocchi


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