L’inganno perfetto
di Bill Condon
con Ian McKellen, Helen Mirren, Russell Tovey
USA, 2019
genere, drammatico
durata, 109’
Il nuovo film di Bill Condon è un thriller intrigante e intricato, tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Searle. La storia funziona, condensando molta più psicologia che azione, ma riuscendo comunque nell’intento di mantenere lo spettatore incollato allo schermo per tutta la durata del film.
Se poi i protagonisti sono Ian McKellen e Helen Mirren il risultato non può che essere più che soddisfacente.
La storia inizia con l’incontro dei due protagonisti, conosciutisi tramite un sito internet, che si danno appuntamento in un ristorante. Qui si presentano, rivelando di aver mentito entrambi sulle loro identità. Lui è Roy Courtnay, apparentemente vedovo, ma la cui vera professione è quella di truffatore, lei invece è Betty McLeish, reale vedova che vive da sola in campagna, con le continue visite del nipote tra una lezione e l’altra.
L’intento di Roy è naturalmente quello di mietere l’ennesima vittima e, raggirando Betty, riesce ad insinuarsi a casa sua e, successivamente, a convincerla a compiere azioni sempre più “rischiose”. La donna, che si dimostra propensa all’avvicinamento con quest’uomo conosciuto da poco, nasconde in realtà qualcosa di importante.
L’abilità del regista e della narrazione sta nel far illudere lo spettatore, onnisciente (perlomeno per un lato della medaglia), di sapere, per quasi tutta la durata del film, dove si andrà a parare, per poi farlo rimanere a bocca aperta quando tutta la verità verrà a galla.
Parteggiare per il protagonista, con il quale entriamo più in sintonia, significa accettarne tutti gli aspetti (positivi e negativi) ed è per questo motivo che, con il susseguirsi degli avvenimenti e delle rivelazioni il pubblico non può fare a meno di ritrovarsi a pensare che, nonostante questo tipo di comportamento sia completamente sbagliato, uno dei due personaggi è comunque nel giusto. O meglio c’è sempre la speranza che non venga scoperto, che la faccia franca. Ma nell’esatto momento in cui la maschera costruitasi con tanta attenzione e minuzia di particolari si sgretola ecco che l’opinione cambia radicalmente.
Tema centrale è il passato e l’impossibilità di cancellarlo. Un passato oscuro che comincia a tornare a galla grazie all’intervento di Steven, nipote di Betty, che ha il compito di far procedere questo filone della narrazione. Anche quando sembra aver perso le speranze, le sue deduzioni, i suoi interrogativi e le sue domande tornano a galla, a dimostrazione, non tanto della sua forza di volontà, quanto piuttosto della visione, in parte contrapposta, che si ha del mondo tra generazioni diverse. Ma che risulta, in ogni caso, efficace.
Veronica Ranocchi
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