domenica, aprile 26, 2020

IL SILENZIO DELLA PALUDE


Il silenzio della palude
di Marc Vigil
con Pedro Alonso, Alex Monner, Carmina Barrios
Spagna, 2019
genere: thriller
durata: 92 minuti
L’ormai celebre attore spagnolo Pedro Alonso, noto al grande pubblico per la sua interpretazione del personaggio di Berlino nella serie tv di successo “La casa di carta”, è il protagonista del thriller spagnolo disponibile su Netflix dal titolo “Il silenzio della palude”.
Una trama intricata (probabilmente anche troppo) per l’esordio alla regia dello spagnolo Marc Vigil che tenta di adattare allo schermo la trama dell’omonimo romanzo di Juanjo Braulio.
Pedro Alonso interpreta Q, uno scrittore di polizieschi dall’identità decisamente ambigua. Se in pubblico si mostra come una persona qualunque, più o meno disponibile ad incontrare i tanti fan dei suoi romanzi che lo accolgono a braccia aperte chiedendogli delucidazioni e autografi, nel privato appare come un uomo completamente diverso e molto più cupo.
Il film si apre immediatamente con l’uccisione, da parte di Q, del tassista che lo stava portando verso la sua meta. Se fino ad un istante prima il pubblico poteva credere in un’eventuale innocenza o bontà da parte del protagonista, dopo questo fatto deve assolutamente ricredersi e provare ad entrare dentro il complesso enigma che lo accompagnerà per tutta la durata della storia, mentre la sua voce narrante cercherà di spiegare quello che sta avvenendo o che avverrà, quasi fosse il narratore del libro stesso che l’uomo sta scrivendo.
Ma è la domanda posta da una fan a colpire l’attenzione di Q, e non solo, e la domanda è “perché uccide?”. Quesito più che lecito che tutti coloro che si approcciano alla visione si chiedono fin dal primo istante, ma al quale, almeno inizialmente, non sembrano trovare risposta. Questo perché si viene costantemente spostati da un luogo a un altro, da una situazione ad un’altra senza aver ben chiaro il punto di partenza né tantomeno quello di arrivo. Q, già di per sé un personaggio molto più che ambiguo, sembra intrecciarsi quasi alla perfezione tra la sua vita e ciò che decide di scrivere e di raccontare. Per questo motivo anche lo spettatore è spiazzato e non riesce a comprendere se ciò che vede à la reale vita del personaggio o quella descritta all’interno del romanzo che questi sta cercando di portare a termine. E il rapimento del professor Carretero, ex politico coinvolto in uno scandalo, da una parte può aiutare, ma dall’altra crea ancora più confusione. Q lo rapisce e lo tiene segregato per alcuni giorni mentre sembra tentare di scrivere il proprio romanzo. La percezione è, quindi, quella che il personaggio descritto nelle proprie opere da Q non sia altro che una sorta di trasposizione su carta di ciò che lui effettivamente compie nella realtà, quasi come spunto per nuove avventure a favore del proprio personaggio.
Insomma un intreccio indubbiamente interessante, ma che, per contro, porta lo spettatore ad allontanarsi. La domanda da porsi, infatti, è: si entra davvero in sintonia con il personaggio? Si riesce davvero a comprendere l’operato e/o il motivo per il quale agisce in un certo modo? In realtà anche noi, così come lo stesso Q, risponde alla donna che gli pone la domanda ci areniamo nel “uccide perché può”, senza tentare di dare una spiegazione approfondita. Il finale, che indubbiamente è una metafora, apre nuovi scenari e possibilità che ognuno può divertirsi a tentare di svelare, illudendosi di avere in mano una soluzione che, però, è solo effimera.
Un Pedro Alonso molto bravo, soprattutto nel riuscire a districarsi all’interno del proprio personaggio che assume diverse sfaccettature nel corso dell’intero film, ma che non riesce ad emergere completamente.
E una violenza, talvolta gratuita, solo per mostrare e dimostrare l’efferatezza e la crudeltà alla quale possono far ricorso i personaggi descritti pur di ottenere ciò che desiderano.

Veronica Ranocchi

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