Ron -Un amico fuori programma
di Sarah Smith,
Jean-Philippe Vine, Octavio E. Rodriguez
USA, 2021
genere: animazione,
commedia
durata: 106’
Il nuovo film della 20th
Century Fox, presentato come evento speciale ad Alice nella città, è un film
d’animazione che fa riflettere sul quotidiano, sul presente, su ciò che ci
circonda e, soprattutto, sull’amicizia.
Al centro di tutto c’è
Barney, un ragazzino delle medie che pensa di non avere amici e di non essere
in grado di crearseli. Soprattutto considerando che vive in una società dove
tutti i suoi coetanei hanno un Bi*bot, cioè un dispositivo digitale in grado di
incamerare le informazioni di base di ognuno, memorizzare i principali
interessi e associarli con le persone nel raggio di un determinato spazio in
modo da trovare qualcuno con gli stessi punti in comune con il quale fare
amicizia. Barney, purtroppo, non ha tale dispositivo e sembra essere l’unico.
Questo finché il padre, super indaffarato col lavoro, ma stufo di vedere il
figlio perennemente solo e triste, e la stravagante nonna non decidono di
regalargliene uno per il compleanno. Peccato che si tratti di un esemplare
caduto dal mezzo che lo stava trasportando e, quindi, “fuori programma”. Ron
non è come tutti gli altri, ma ha quel qualcosa in più che riuscirà a
conquistare Barney. E anche ogni singolo spettatore.
Con una strizzata
d’occhio al “Big Hero 6” della Disney, “Ron – Un amico fuori programma” vuole
aiutare a far riflettere sulla società odierna. I Bi*bot altro non sono che i
social network di cui ormai chiunque fa uso e abuso, soprattutto i più piccoli.
L’insegnamento di Barney e Ron è quello che si può fare amicizia anche senza
ricorrere a questi apparecchi perché la cosa importante è la parola e la
relazione diretta con un’altra persona. Per diventare amici bisogna conoscersi
e per farlo bisogna farsi coraggio e buttarsi. Ed è proprio questo che fa
Barney, inizialmente angosciata dalla ricreazione, per la quale arriva
addirittura a coniare un nuovo termine. Lui è il diverso e quello additato dai
compagni solo per il fatto di non essersi omologato alla massa. È vero, lui è
il diverso. Ma lo è in senso positivo. Tutti dovremmo essere diversi come lui
perché è proprio la diversità la caratteristica che ci contraddistingue e che
ci permette di essere noi stessi.
Interessante, soprattutto
per il pubblico dei più piccoli, il continuo dibattito tra i due protagonisti.
Ognuno cerca di far valere la propria idea e la propria opinione, ma sempre
cercando di arrivare a un punto di incontro, in modo tale da poter convivere
serenamente proprio come due amici.
E, oltre al classico tema
dell’amicizia e della crescita, c’è anche, come detto, quello sempre più
attuale del sopravvento della tecnologia e di qualcosa che probabilmente presto
non saremo più in grado di controllare o di gestire. Una riflessione che, in
questo modo, si espande anche al pubblico più grande, mettendolo di fronte a
quello che potrebbe essere un futuro neanche troppo lontano e utopistico.
Divertenti e curiosi,
poi, i vari e famigerati “Easter Eggs”, cioè tutti quei riferimenti ad altri
film della stessa casa di produzione, ma non solo. Uno su tutti, oltre ai
social, indirettamente citati per tutta la durata del lungometraggio, è quello
a Steve Jobs e all’origine della sua geniale idea. Così come il grande
informatico ha creato la Apple, allo stesso modo sono stati ideati i Bi*bot dal
suo inventore. Con lo stesso sguardo sognante e la speranza di aver creato
qualcosa di bello da poter utilizzare solo a fin di bene e per far sì che
l’umanità intera progredisca, i due geniali inventori realizzano, invece,
qualcosa che, purtroppo, come spesso accade, verrà modificato per altri scopi.
L’importante, però, è
arrivare alla stessa e unica soluzione: l’amicizia vince su tutto.
Veronica Ranocchi
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