I’m your man
di Maria Schrader
con Maren Eggert, Dan
Stevens
Germania, 2021
genere: commedia
durata: 105’
Rappresenterà la Germania
agli Oscar il nuovo film di Maria Schrader con protagonisti Maren Eggert e Dan
Stevens, “I’m your man”.
Una nuova esplorazione
del rapporto uomo-robot. Questo è il fulcro della storia che ruota intorno ad Alma,
un'archeologa che lavora in un museo di Berlino, dedita solo ed esclusivamente
al proprio lavoro, che accetta di aiutare una collega e si presta per
collaudare in prima persona quello che è un androide-partner costruito su
misura attorno al proprio padrone, in base ai desideri e alle richieste di
quest’ultimo. Ecco, quindi, che entra in scena Tom, una macchina a tutti gli
effetti, programmata per soddisfare Alma che, però, sembra non volerne sapere
nulla di essere soddisfatta. Non cerca una relazione, non cerca conforto e non
mostra né accetta sentimenti. Tom, al contrario, e trattandosi di una macchina,
non comprende del tutto il comportamento schivo di Alma. Cerca di adattarsi,
per quanto possibile alla propria “padrona-partner”, ma sembra che tutto quello
che fa sia sbagliato, date le continue reazioni esasperate della protagonista.
Riusciranno i due a trovare un punto di incontro e capire l’uno le esigenze
dell’altro?
Sicuramente il confronto
uomo-robot è un tema che si presta bene al mondo del cinema e, in generale, si
presta anche a un approfondimento sotto vari aspetti. La settima arte ha già
avuto ampiamente modo di svilupparlo, da “Ex Machina” a “Her”, il tentativo di
sviscerare realtà e intelligenza artificiale è spesso all’ordine del giorno.
L’abilità della Schrader
in “I’m your man” sta nell’aver cambiato i connotati classici di ciò. Non è la
donna il robot, ma è colei che, in qualche modo “traina” l’azione. Alma non ne
vuole sapere di impegnarsi o di lasciarsi trasportare da qualcosa che la
distragga dal proprio lavoro e da quello che lei pensa sia il suo obiettivo
primario.
L’analisi della
“relazione” tra i due è interessante e mette l’accento sul rapporto della
quotidianità con il progredire della tecnologia. Tom è davvero così distante da
quello che oggi circonda noi ogni giorno? Sicuramente si tratta di un passaggio
ancora superiore, ma non è così esageratamente lontano come poteva essere
qualche anno fa.
E a questa riflessione la
Schrader aggiunge anche dell’ironia, sempre pungente, che coinvolge sia
l’essere umano che il robot.
Un’ambientazione, sia
fisica che dal punto di vista di personaggi, un po’ asettica permette un
maggiore coinvolgimento tra e con i due protagonisti. Il loro quotidiano si
svolge entro le mura domestiche e in pochissimi altri luoghi che disegnano una
Germania diversa dal solito e che punta sull’arte (anche grazie al lavoro della
protagonista).
Menzioni doverose quelle
agli attori. Se Maren Eggert crea un personaggio, solo all’apparenza, freddo
con un continuo desiderio di capire, di scavare a fondo nella sua stessa mente,
di interrogarsi su scelte, atteggiamenti e movimenti, Dan Stevens è forse la
vera sorpresa. Con il suo praticamente perfetto tedesco riesce ad ammaliare e a
dare dimostrazione della propria poliedricità e del suo non ancorarsi al
classico “bello e buono”. I suoi movimenti che dovrebbero essere artificiali,
in quanto robot, sono l’elemento comico e divertente dell’intero film.
Un film che aiuta a
riflettere su tanti aspetti e che chissà che, sotto alcuni punti di vista, non
si realizzi davvero.
Veronica Ranocchi
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