sabato, ottobre 30, 2021

I'M YOUR MAN

I’m your man

di Maria Schrader

con Maren Eggert, Dan Stevens

Germania, 2021

genere: commedia

durata: 105’

Rappresenterà la Germania agli Oscar il nuovo film di Maria Schrader con protagonisti Maren Eggert e Dan Stevens, “I’m your man”.

Una nuova esplorazione del rapporto uomo-robot. Questo è il fulcro della storia che ruota intorno ad Alma, un'archeologa che lavora in un museo di Berlino, dedita solo ed esclusivamente al proprio lavoro, che accetta di aiutare una collega e si presta per collaudare in prima persona quello che è un androide-partner costruito su misura attorno al proprio padrone, in base ai desideri e alle richieste di quest’ultimo. Ecco, quindi, che entra in scena Tom, una macchina a tutti gli effetti, programmata per soddisfare Alma che, però, sembra non volerne sapere nulla di essere soddisfatta. Non cerca una relazione, non cerca conforto e non mostra né accetta sentimenti. Tom, al contrario, e trattandosi di una macchina, non comprende del tutto il comportamento schivo di Alma. Cerca di adattarsi, per quanto possibile alla propria “padrona-partner”, ma sembra che tutto quello che fa sia sbagliato, date le continue reazioni esasperate della protagonista. Riusciranno i due a trovare un punto di incontro e capire l’uno le esigenze dell’altro?

Sicuramente il confronto uomo-robot è un tema che si presta bene al mondo del cinema e, in generale, si presta anche a un approfondimento sotto vari aspetti. La settima arte ha già avuto ampiamente modo di svilupparlo, da “Ex Machina” a “Her”, il tentativo di sviscerare realtà e intelligenza artificiale è spesso all’ordine del giorno.

L’abilità della Schrader in “I’m your man” sta nell’aver cambiato i connotati classici di ciò. Non è la donna il robot, ma è colei che, in qualche modo “traina” l’azione. Alma non ne vuole sapere di impegnarsi o di lasciarsi trasportare da qualcosa che la distragga dal proprio lavoro e da quello che lei pensa sia il suo obiettivo primario.

L’analisi della “relazione” tra i due è interessante e mette l’accento sul rapporto della quotidianità con il progredire della tecnologia. Tom è davvero così distante da quello che oggi circonda noi ogni giorno? Sicuramente si tratta di un passaggio ancora superiore, ma non è così esageratamente lontano come poteva essere qualche anno fa.

E a questa riflessione la Schrader aggiunge anche dell’ironia, sempre pungente, che coinvolge sia l’essere umano che il robot.

Un’ambientazione, sia fisica che dal punto di vista di personaggi, un po’ asettica permette un maggiore coinvolgimento tra e con i due protagonisti. Il loro quotidiano si svolge entro le mura domestiche e in pochissimi altri luoghi che disegnano una Germania diversa dal solito e che punta sull’arte (anche grazie al lavoro della protagonista).

Menzioni doverose quelle agli attori. Se Maren Eggert crea un personaggio, solo all’apparenza, freddo con un continuo desiderio di capire, di scavare a fondo nella sua stessa mente, di interrogarsi su scelte, atteggiamenti e movimenti, Dan Stevens è forse la vera sorpresa. Con il suo praticamente perfetto tedesco riesce ad ammaliare e a dare dimostrazione della propria poliedricità e del suo non ancorarsi al classico “bello e buono”. I suoi movimenti che dovrebbero essere artificiali, in quanto robot, sono l’elemento comico e divertente dell’intero film.

Un film che aiuta a riflettere su tanti aspetti e che chissà che, sotto alcuni punti di vista, non si realizzi davvero.


Veronica Ranocchi

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