Diabolik - chi sei?
di Marco Manetti, Antonio
Manetti
con Giacomo Giannotti,
Valerio Mastandrea, Miriam Leone, Monica Bellucci, Lorenzo Zurzolo
Italia, 2023
genere: azione, thriller,
giallo
durata: 124’
Smaltita la dipartita
artistica di Luca Marinelli, interprete del primo Diabolik e prese le misure a
un sostituto, Giacomo Giannotti, forse meno carismatico del suo collega ma più
rispondente dal punto vista fisiognomico al personaggio creato dalle sorelle
Giussani, la saga dei fratelli Manetti, come suggerisce il titolo, approfitta
del vuoto narrativo lasciato aperto dalla misteriosa sparizione del
protagonista, per fare luce sulle oscure origini del personaggio. Come negli
omologhi prodotti americani la saga si premura di completare il percorso
conoscitivo del personaggio. Dopo averne definito il campo d’azione
(“Diabolik”) e approfondito la personalità del suo più acerrimo nemico
(“Diabolik - Ginko all’attacco”), "Diabolik - Chi sei?" conclude il
viaggio del suo antieroe non prima di averne svelato le origini, lasciando
intendere come fin da giovane età e ancor prima di diventare il famigerato
criminale in calzamaglia, il nostro possedesse l’intelligenza e la mancanza di
scrupoli che permettono di trasformare lo svantaggio iniziale in una nuova
possibilità di successo.
Sulla scia dell’episodio
precedente “Diabolik - Chi sei?” conferma il cambio di rotta spostando
definitivamente l’attenzione sulle vite dei personaggi e sulla capacità dei
singoli di dominare il caos, dimostrando meno interesse verso quegli aspetti
iconografici che nel primo episodio avevano trovato apoteosi nella
rappresentazione stilizzata di Clerville, la città che fa da scenario alle
imprese di Diabolik, sempre meno protagonista in senso estetico delle avventure
del personaggio. Una svolta che riguarda anche una maggiore suddivisione del
tempo a disposizione per ciascun personaggio, meno sbilanciato sul singolo
anche a costo di dare minor spazio alla figura più riuscita della serie, Eva
Kant/Miriam Leone, costretta a dividere la scena femminile con la contessa
Altea di Vallenberg/Monica Bellucci.
D’altronde “Diabolik -
Chi sei?” conferma la volontà di prendere le distanze dal modello delle sorelle
Giussani operandone una rilettura che non mette in discussione la narrazione
dei personaggi quanto la loro rappresentazione. In questo senso è come se le
immagini si rendessero conto dell’impossibilità di leggere le pagine di quei
fumetti come lo facevano le sue creatrici e che per questo decidesse di farlo
con gli occhi di oggi. Così facendo i difetti più volte imputati all’intera
operazione, e cioè il ritmo compassato dell’azione, la postura legnosa degli
attori, la recitazione incerta e persino il trucco posticcio, altro non
sarebbero che la reazione alla diversa prospettiva scelta dai registi per
guardare alla materia del film. D’altronde per i Manetti il genere è stato
sempre utilizzato come uno specchio deformante e divertito con cui rielaborare
le coordinate del mondo contemporaneo. Nel bene e nel male, la saga di Diabolik
ne ribadisce l’indipendenza artistica, qui mascherata da una produzione che è mainstream
solo in apparenza (a cominciare dal budget) e che però conserva lo spirito
anarchico delle origini. La prova lampante sta nel fatto di prendere attori di
grande impatto e fascino popolare per poi normalizzarne le caratteristiche che
li avevano imposti al nostro immaginario. Fatta eccezione per Mirian Leone,
uscita rafforzata da un'interpretazione che ne ha levigato il carisma, infatti,
gli altri interpreti sono come svuotati del loro armamentario e per questo sono
quasi irriconoscibili, alle prese con dei ruoli che sembrano levare a loro e ai
rispettivi personaggi l’appeal che il pubblico ha assegnato loro.
Carlo Cerofolini
(recensione pubblicata su ondacinema.it)
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