Confidenza
di Daniele Luchetti
con Elio Germano, Vittoria
Puccini, Federica Rosellini
Italia, 2024
genere: drammatico,
thriller
durata: 131’
Quanto può costare e
durare un segreto? Sembra essere questa la domanda che vuole farci Daniele Luchetti
nel suo “Confidenza”. Una domanda che, portandoci a riflettere sul valore di
qualcosa piuttosto che sul contenuto ci costringe, come i personaggi della sua
storia, a prestare particolare attenzione a ogni singolo dettaglio, ogni
singolo movimento, ogni singola azione sperando che possa aiutarci a
comprendere qualcosa di più. Talmente abituati a dover comprendere tutto ciò
che vediamo, il film di Luchetti può sembrare quasi un pugno nello stomaco in
questo senso.
Tra realtà, finzione,
sogni e ricordi “Confidenza” è la storia di Pietro Vella, professore umanistico
in un liceo di Roma. Qui, negli anni, forma tanti studenti, alcuni più
meritevoli, altri meno, ma con l’idea che non ci sia un indirizzo preciso da
seguire sempre e comunque se non quello dell’attenzione e della vicinanza nei
confronti di chi ha davanti. Tra tutti quelli che siedono sui banchi del liceo
di Vella c’è anche Teresa Quadraro, brillante studentessa destinata a una
grande carriera, soprattutto in campo matematico. Una conoscenza e
un’intelligenza quelli della Quadraro tali da far vacillare anche le certezze
del professore che, come una calamita, ne è attratto.
Un tempo e una vita scorrono
davanti a lui (e a noi). Si arriva a un apparente equilibrio che verrà, però,
scombinato quando l’ormai anziano professore dovrà recarsi al cospetto del Presidente
della Repubblica per ritirare un premio.
Fin da subito Luchetti ci
fa capire che quello che vedremo non sarà un film di facile comprensione. Il
primo elemento con il quale entriamo in contatto è una strada, il vicolo che ci
porta verso un’abitazione e poi, subito dopo, vediamo una porta chiusa. A chi
spetta il compito di aprirla? Si può aprire? E cosa nasconde? In una costante
dicotomia tra i temi centrali della vicenda, amore e paura, “Confidenza”,
adattamento dell’omonimo romanzo di Domenico Starnone, si accavalla su sé
stesso e si attorciglia, facendo perdere anche a noi spettatori i riferimenti,
fatta eccezione per quelli principali o che crediamo tali.
“L’amore non è mai alla
pari, è sopraffazione” afferma Teresa Quadraro rivolgendosi a Pietro Vella
nella speranza, forse, di fargli comprendere qualcosa che lui vede, invece,
solo da una prospettiva limitata. E, infatti, è ben presente il tema della
incomunicabilità. Ma non solo tra i due, anche con tutti coloro che, più o meno
direttamente, si trovano ad avere a che fare con il protagonista. Un
protagonista destinato a crescere ma non a evolversi. Continuamente ancorato al
suo passato, Pietro Vella, amato e amante della sua ex studentessa, non riesce
mai ad andare oltre quella prigione che lui stesso si è creato dopo “quella
confidenza”. Confidenza destinata a rimanere tale, enorme, importante, grave,
ma soprattutto segreta.
Chi è davvero, quindi, il
“mostro” che lo stesso Vella chiama tormentato e tormentandosi? È lui che non
accetta i cambiamenti, le trasformazioni, il tempo che scorre lasciando vincere
la paura sull’amore o sono gli altri, incarnati nei due antipodi, eppure così
simili, di Teresa e Nadia, la moglie, anche lei professoressa di matematica,
quasi copia della prima, come la ex studentessa ha modo di sottolineare in
maniera quasi ossessiva? Da una parte la realtà, dall’altra la finzione, il
sogno, la speranza. Se Pietro è, o pensa di essere, la parte razionale, Teresa
è sicuramente emblema di quella parte irrazionale che, però, sopraggiunge
sempre e comunque, anche nei momenti più inaspettati come in un giro vorticoso
su sé stessi dove inizio e fine sembrano quasi coincidere.
Quel che è certo è che
Daniele Luchetti, con il suo film, torna a mettere al centro le relazioni e la
famiglia, seppur in maniera meno usuale del solito e meno lineare, spingendo lo
spettatore a compiere un vero e proprio salto nel vuoto.
Veronica Ranocchi
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