lunedì, maggio 13, 2024

MOTHER'S INSTINCT

Mother’s instinct

di Benoît Delhomme

con Anne Hathaway, Jessica Chastain, Anders Danielsen Lie

USA, 2024

genere: thriller

durata: 94’

Due grandi nomi e due grandi attrici. Da una parte Anne Hathaway, la glaciale Celine; dall’altra Jessica Chastain, l’attenta sognatrice Alice. Insieme per “Mother’s Instinct”, diretto da Benoît Delhomme, film che è remake dell’omonimo di Olivier Masset-Depasse del 2018, entrambi tratti dal romanzo “Oltre la siepe” di Barbara Abel.

Al centro due donne, forti e deboli allo stesso tempo. Due donne, due vicine di casa, due amiche e soprattutto due madri. Se l’inizio idilliaco in un’America anni ’60 sembra presentarci una storia dai colori pastello, impronta importante del film, con l’andare avanti della storia capiamo che questa palette di colori altro non è che una maschera opaca che cerca di ovattare colori ben più vividi, densi e scuri.

Celine e Alice, due amiche e vicine di casa, sono entrambe madri di due bambini di 9 anni. Max è il figlio di Celine, alla quale lei si dedica anima e corpo, Theo è il figlio di Alice continuamente sorvegliato e tenuto sotto controllo a causa di una forte allergia alimentare che potrebbe causargli danni irreversibili. Se Celine sembra a suo agio e soddisfatta della propria vita, con un marito al suo fianco che non le fa mancare nulla, ma che la vincola ai lavori di casa e a occuparsi del figlio la stessa cosa non si può dire di Alice che, nella stessa situazione di Celine, appare insoddisfatta della propria quotidianità ed è costantemente alla ricerca di un diversivo, di qualcosa che possa rompere e interrompere la sua routine, scandita inesorabilmente dalle stesse azioni. L’equilibrio perfetto delle (e tra le) due famiglie si interrompe, però, bruscamente con il terribile incidente accorso al piccolo Max che, a casa con la febbre, sporgendosi dal balcone, cade e perde la vita sotto gli occhi di Alice che non riesce ad arrivare in tempo per salvarlo. Da quel momento i personaggi subiscono un cambiamento radicale che li trasforma completamente, Celine su tutti.

E proprio da questo incidente viene messo ancora più in evidenza e al centro della scena il rapporto antitetico tra le due protagoniste. Quell’amicizia tanto decantata all’inizio, che porta Alice a recarsi di nascosto in casa dell’amica per organizzarle una festa a sorpresa (azione descritta in maniera, però, molto sospettosa e “pericolosa”), si trasforma in un rapporto continuamente in bilico.

Ho imparato a separare il dolore dalla colpa” confessa Alice in un momento di riappacificazione con l’amica che, dopo il lutto subito, la allontana, quasi come se la ritenesse responsabile di quanto avvenuto. In realtà è una frase emblematica che descrive entrambe allo stesso modo e che, per motivazioni diverse, le inquadra perfettamente al centro della scena.

Un rapporto quello tra le due che, fin dall’inizio, risulta quasi morboso. Un rapporto che cominciamo a comprendere e inquadrare solo dopo le prime scene, nel momento in cui appaiono anche gli altri personaggi, fondamentali per “tirare” entrambe da una parte e dell’altra e per smorzare spesso i toni.

Uno degli interrogativi più grandi del film è quello dell’essere madre. Come lo si può essere nel modo giusto? C’è un modo giusto? Chi è una buona madre e come si comporta? Sono tutte domande che il regista, attraverso i personaggi perfettamente cuciti addosso alla Hathaway e alla Chastain, ci pone. Domande che non trovano una risposta perché, senza anticipare niente, il risultato è che non ci sono vincitori, ma solo vinti. Chi in maniera più evidente e chi meno, chi volontariamente e chi senza la propria volontà, la certezza verso la quale ci indirizza il film è che non c’è una risposta.

Così come non c’è una risposta alla storia, a tinte hitchcockiane, che vede protagoniste Alice e Celine e tutti i comprimari. Ciò che sembra perfetto e appare indistruttibile è in realtà quanto di più fragile esista, al contrario coloro che nutrono dubbi e interrogativi su sé stessi e gli altri sono, forse, alla fine dei conti, i più forti.

Tra deliri di onnipotenza e deliri di oppressione, “Mother’s instinct” ci mostra, seppur in maniera un po’ più opaca di quanto avrebbe potuto fare, che l’istinto di una madre non sbaglia mai, nel bene e nel male.

Il mondo perfetto che Celine si era disegnata forse non era così perfetto così come la tanto agognata libertà di Alice, continuamente imprigionata tra le mura domestiche, costretta a guardare lo scorrere del tempo e della vita da dietro una finestra metafora delle sbarre di una prigione, il cui prezzo era davvero troppo alto.


Veronica Ranocchi

Nessun commento: