lunedì, agosto 19, 2013

Farewells: ADDIO A LUCIANO MARTINO


Mercoledi 14 agosto, in Kenia, mentre veniva trasportato in aereo da Malindi a Nairobi è morto un signore quasi ottantenne che da tempo viveva nel Paese africano occupandosi di fotovoltaico ed edilizia.
Si chiamava Luciano Martino e il suo nome è legato ad oltre un centinaio di film.
Si tratta del più grande produttore di B-movie italiano: peplum, poliziotteschi, gialli e commedie che negli anni '60 e '70 hanno formato l’ossatura industriale del nostro cinema cosidetto minore, quello che consentiva poi di mettere in cantiere opere più impegnate.
Produttore, sceneggiatore e all'occorenza anche regista, inventò la commedia scollacciata in tutte le sue declinazioni: coniugale, scolastica, militare, vacanziera, con protagoniste indiscusse Edwige Fenech ( sua compagna per un decennio), Barbara Bouchet e Gloria Guida.
Luciano Martino ha marchiato a fuoco tutti i filoni del cinema di genere con titoli che spesso rappresentano le colonne portanti del filone di appartenenza.
A questo proposito, lungo e forse noioso sarebbe l'elenco di queste pellicole, ma non ci si può esimere dal citare alcuni titoli, che possiamo definire fondamentali per i rispettivi filoni e sottofiloni.
In ordine cronologico:
Gialli sexy
Lo strano vizio della signora Wardh (1971)
Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave (1972)
Poliziotteschi
Milano trema: la polizia vuole giustizia (1973)
Milano odia. la polizia non può sparare (1974)
Commedia sexy
La liceale (1975)
La dottoressa del distretto militare (1976)
Cannibalistico
Mangiati Vivi! (1980)

Non vado oltre, mi fermo qui.
Credo che possa essere sufficiente per capire quanto, intere generazioni di spettatori, frequentatori di cinema di periferia o di provincia, devono all'opera di Luciano Martino. Chi, nelle varie fasi della propria giovinezza, ha prima sognato di avere come compagna di banco l'eterna liceale Gloria Guida; poi di essere sottoposto alla visita di leva dalla dottoressa Fenech, e infine magari di assistere ad un inseguimento con le Alfa Romeo lanciate a folle velocità, deve sapere o almeno ricordare che i propri sogni erano alimentati da Luciano Martino.
Alle sue dipendenze una pattuglia di registi dal sicuro mestiere (Umberto Lenzi, Michele Massimo Tarantini, Mariano Laurenti), che, nonostante i ristrettissimi tempi a disposizione per il confezionamento delle pellicole (era necesario arrivare subito in sala, un filone non durava in eterno), garantivano solidità professionale e buona riuscita. Al resto pensava Luciano Martino che, a seconda della necessità, non esitava a sborsare, senza ripensamenti, i quattrini necessari per mettere a disposizione dei registi dei cast di tutto rispetto, che si trattasse di portare in Italia artisti internazionali (Henry Silva, Richard Conte); di ingaggiare attori al massimo del successo (Tomas Milian, Maurizio Merli, Luc Merenda); o prendere il meglio dei caratteristi dell'epoca (Lino Banfi, Giuseppe Pambieri, Mario Carotenuto).
E pensare che oggi, in Italia non si gira un film se non arriva il contributo statale (tra gli assegnatari del finanziamento per il 2013 figurano Salvatores, Bellocchio e Scola, giusto per intenderci).
"Fammi fare il mio mestiere, che so come si fa" ripeteva Luciano Martino a Edwige Fenech, all'epoca sua fidanzata, quando l'avvenente attrice protestava per l'imposizione di titoli che trovava offensivi per la propria immagine (Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda - Giovannona coscialunga disonorata con onore).
Ed è indubbio che il proprio mestiere lo conosceva, così come riusciva a carpire in anticipo rispetto ai suoi colleghi i gusti del pubblico e a mettere sotto contratto quei registi non di primissima fascia che potevano fare bene; basti pensare che per la sua prima produzione, I giganti di Roma (1964), affida la regia al semisconosciuto Antonio Margheriti che aveva appena terminato di girare il cult Danza Macabra. Negli ultimi anni, finita l'epoca d'oro del cinema di genere, Luciano Martino aveva co-prodotto film di alto livello, con titoli come Il regista di matrimoni (M. Bellocchio) e Il mercante di Venezia con Jeremy Irons e Al Pacino.
Inoltre, a lui si deve il debutto dell'allora sconosciuta Nicole Kidman che Martino scelse per il film tv Un'australiana a Roma (1987).
Poi, il buen retiro in Kenya.
A noi piace ricordarlo mentre impartisce al regista disposizioni in merito alla durata della doccia della starlette di turno, che si trattasse di liceale, professoressa o infermiera poco importa.

Fabrizio Luperto

1 commento:

Anonimo ha detto...

di tutte le recensioni tributo lette in giro in questi giorni la tua è la più completa, con curiosità davvero sorprendenti. non sapevo ad esempio avese coprodotto i film che citi in chiusura. bravo Fabri!
veri