Insidious
di James Wan
con Patrick Wilson, Rosa Byrne
Stati Uniti, 2010
genere, horror
durata, 98
Prima de "L'evocazione - The Conjuring" (2013) e dopo "The Saw" (2004) il regista James Wan è alla ricerca di una storia in grado di conferire nuovo smalto d una carriera diventata improvvisamente incerta,
smarrita nel tentativo di trovare nuove forme capaci di raccontare la
dimensione del male, il tema che da sempre caratterizza i lavori del
regista di origini malesi. Così dopo il passo falso di "Death Sentence"
(2007), con Kevin Bacon a rifare fuori tempo massimo il giustiziere di
Charles Bronson, Wan si decide a fare il salto strappando il sipario che riveste
il quotidiano per andare a guardare cosa si nasconde dietro quella facciata. Per
farlo immagina una famiglia felice sconvolta dal dramma di un figlio
caduto in coma senza apparente motivo, e successivamente terrorizzata
dalla comparsa di inquietanti presenze. All'incredulità iniziale ed allo
scetticismo subentra la
paura, ed una medium incaricata di salvare il bambino dalle forze oscure
che vogliono impossessarsi del suo corpo.
Sfogliando il copione di una sceneggiatura
che non si allontana da quanto era stato già mostrato in fatto di
demoni e possessioni, James Wan ne arricchisce però la messinscena con una personale visione del mondo metafisico raffigurato in
maniera teatrale e grottesca, con richiami ad atmosfere lynchiane ed al
gran guignol della commedia macabra. Ed in effetti pur restando in un
contesto assolutamente drammatico che spinge forte sul pathos
genitoriale e sul contrasto tra fede e ragione "Insidious" destabilizza
le sue coordinate con un ghigno ironico ed anche agghiacciante (così
era quello del cattivo nel suo lavoro d'esordio) che deriva non solo da
raffigurazioni demoniache che che sembrano uscite da un baraccone
degli orrori, ma anche dal team di aiutanti che coadiuva la sensitiva , più simili a Gianni e Pinotto che a Mulder e Scully di
"X-Files", nonostante l'apparato tecnologico e le procedure da csi di cui si fanno portatori. Accostando i peregrinaggi extra realtà alla possibilità di
"viaggiare" nella forma astrale - la stessa che permetteva al Dottor
Strange di vivere avventure extracorporee in una sorta di dimensione
parallela - "Insidious" è girato in maniera classica, con espedienti
convezionali come quelli dell'uso del bianco e nero ed in generale
delle alterazioni cromatiche per segnalare i cambiamenti spazio temporali, e
l'utilizzo di inquadrature che esasperano la profondità al limite della
distorsione per enfatizzare l'anormalità di quello che vediamo. Ciò
nonostante riesce a coinvolgere per la capacità del regista di
raccontare la vicenda con soluzioni plausibili ed una progressione
sempre in linea con le logiche della storia. Interpretato tra gli altri
da Patrick Wilson destinato a diventare il suo attore feticcio, il film
ha già un seguito leggittimato dallo sconcertante
finale con "Insidious" si congedava dai suoi spettatori.
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