Il capitale umano
di Paolo Virzì
con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Matilde Gioli
Italia, 2014
genere, drammatico
durata, 109'
Liberamente ispirato al romanzo di Stephen Amidon, la trama del film si districa in vari capitoli, dove alcuni eventi intrecceranno la storia di tre famiglie diversamente dislocate nella scala sociale.
Per tentare di analizzare l’ultimo film di Virzì potremmo dire che ci sono una notizia buona ed una cattiva: La buona è che in Italia, con produzioni medie come questa, di solito escono fuori lavori aberranti ed inguardabili; la cattiva è che il mescolamento di generi non ben ponderato ha frenato il volo di un film che aveva il potenziale per diventare una piccola perla del cinema italiano. Della commedia di Virzì si intravedono solo i ritmi e le andature visive, cambiano punto di vista e oggetto di analisi, ci si getta a capofitto nel marciume del Nord Italia.
Apprezzabilmente piacevole il lavoro del cast, risulta un po’ troppo invadente e poco riuscito il tentativo thriller, vera pecca di un lavoro che ritrae i suoi protagonisti, come ogni essere umano, sull’orlo della disperazione, pronti a tutto pur di non sprofondare nel baratro. Non mancano gli spunti, quello che è veramente mancato è il coraggio.
di Antonio Romagnoli
di Paolo Virzì
con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Matilde Gioli
Italia, 2014
genere, drammatico
durata, 109'
Liberamente ispirato al romanzo di Stephen Amidon, la trama del film si districa in vari capitoli, dove alcuni eventi intrecceranno la storia di tre famiglie diversamente dislocate nella scala sociale.
Per tentare di analizzare l’ultimo film di Virzì potremmo dire che ci sono una notizia buona ed una cattiva: La buona è che in Italia, con produzioni medie come questa, di solito escono fuori lavori aberranti ed inguardabili; la cattiva è che il mescolamento di generi non ben ponderato ha frenato il volo di un film che aveva il potenziale per diventare una piccola perla del cinema italiano. Della commedia di Virzì si intravedono solo i ritmi e le andature visive, cambiano punto di vista e oggetto di analisi, ci si getta a capofitto nel marciume del Nord Italia.
Apprezzabilmente piacevole il lavoro del cast, risulta un po’ troppo invadente e poco riuscito il tentativo thriller, vera pecca di un lavoro che ritrae i suoi protagonisti, come ogni essere umano, sull’orlo della disperazione, pronti a tutto pur di non sprofondare nel baratro. Non mancano gli spunti, quello che è veramente mancato è il coraggio.
di Antonio Romagnoli
4 commenti:
ma forse non voleva essere thriller; a me è piaciuto molto
Credo sia dato troppo spazio alla natura del thriller a discapito di sviluppi su personaggi interessanti. Ciò non toglie che il giudizio rimanga tutto sommato positivo.
Virzì sceglie di ambientare nel milieu dell'alta e media borghesia brianzola una storia in cui nessuno dei personaggi - protagonisti e comprimari - è innocente, in cui nessuno si salva. Tutti mentono e tradiscono (se stessi e gli altri), tutti sacrificano la propria innocenza in nome della salvaguardia del proprio ego, inteso come conglomerato di paura, debolezza di carattere, pusillanimità, negazione della propria anima, sopraffazione dell'altro.
Attori bravi, storia già vista.
Rispetto al titolo del film, mi sono chiesta fino all'ultima scena cosa volesse dire "capitale umano" e in che modo la narrazione si avvolgesse intorno al suo significato. Per capirlo, prima dei titoli di coda, è stato necessario leggere le righe in cui veniva spiegato tecnicamente cos'è il capitale umano. A schermo nero quindi, a immagini terminate, è servita un'appendice di letteratura per aiutare il film ad integrarsi del senso che non era riuscito a produrre con i mezzi del cinema.
"A schermo nero quindi, a immagini terminate, è servita un'appendice di letteratura per aiutare il film ad integrarsi del senso che non era riuscito a produrre con i mezzi del cinema"...condivido
Posta un commento