venerdì, maggio 09, 2014

RITUAL

Ritual
di Giulia Brazzale, Luca Immesi 
con Desirèe Giorgetti, Ivan Franek, Anna Bonasso, Alejandro Jodorowsky
Italia, 2014
durata,95'
   


Omaggio spassionato a Jarodowski, il film narra di Lia, donna fragile stretta nella morsa di una relazione oltre il morboso che ha con Viktor, uomo possessivo fino all’estremo. La donna crollerà definitivamente dopo essere stata costretta all’aborto. Argomento, quello delle relazione estreme, già grandiosamente trattato nel cinema italiano in “Primo amore” di Matteo Garrone, che si fa a fondere con quello della psico-magia (ed è qui che entra in capo il sopra citato Jarodowski).

E’ possibile dividere il film in due sezioni separate. La prima metà si svolge infatti nell’ambiente domestico, dove la tirannia relazionale di Viktor esce fuori in tutta la sua potenza distruttiva, e dove la telecamera è tormentata come la psiche della protagonista. La costruzione visiva scandaglia tutti gli anfratti complessi di una follia che va sempre più degenerando. E se fino a questo punto la poca accuratezza nella scrittura era parzialmente giustificata dalla decostruzione a tratti Lynchiana, quando Lia si trasferisce dalla zia dopo l’aborto, sembra di vedere un altro film. Se prima le deformazioni visive sembravano avere una direzione ben precisa, qui iniziano a diventare sempre più confuse,  al pari di una sceneggiatura che si va degradando (complice l’assurda scelta di girare in red epic 5k, la stessa tecnologia de “Lo hobbit” per intenderci) fino ad arrivare ad un finale che non sa dove andare a parare.


 

La complessità degli elementi messi in gioco da un tale argomento giustifica solo in parte il cambio di direzione improvviso che prende la pellicola (pellicola è un eufemismo, visto che è girato con le più sofisticate tecnologie digitali), scelta che si contraddice tra un inizio tra i più belli del recente cinema italiano ed uno svolgimento che disintegra tutte le premesse, abbandonandosi ad un tessuto cinematografico sfilacciato ed incerto, e ad una presentazione visiva che quasi porge l’altra guancia alla peggiore moda del mondo audio-visivo italiano: la fiction televisiva.
(pubblicata su dreamingcinema.it)
Antonio Romagnoli

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