Compulsando manuali di criptozoologia e' naturale imbattersi in creature il cui fascino e' riconducibile di gran lunga più alla loro aura semi-leggendaria, alla stranezza ibrida delle forme, ad una qual inconfessabile attrattiva teratologica, che alla plausibilità scientifica delle rispettive esistenze. Non si spiegherebbe altrimenti il permanere sistematico - per quanto laterale - della presenza di tali "fenomeni" all'interno delle tradizioni delle Culture più diverse, nonche', parallelamente, il loro insistere nell'affacciarsi dai rivoli più dimenticati della clessidra del Tempo. A tanto sfoggio d'immaginario - che e' anche, se non soprattutto, come accennato, un pungolo dispettoso del desiderio - non si sottrae l'universo xenomorfo che si affianca alla più "familiare" figura della oramai sessantenne super lucertola/drago Godzilla (Gojira) nella recente versione proposta da Gareth Edwards, finendo addirittura per rappresentare - a conti fatti - il principale, se non unico, motivo d'interesse e parziale epifania dell'opera.
Nel caso, siamo dalle parti di protoblatte in livrea grigio-piombo e a dieta radioattiva. Meno prestante, l'esemplare maschio sopperisce alla stazza con lo slancio d'immense ali membranose (tra il pipistrello e il corpo-rombo della pastinaca) atte a voli radenti o a picchiate verticali. Sul terreno, zampe lunghissime ed esili costringono ad un'andatura sgraziata da artropode ingobbito/fiaccato dal combinato disposto delle proprie dimensioni a contatto
Di concerto ad esse - quasi a margine, verrebbe da dire, pronuba una sceneggiatura al fenobarbital - si muove sia il mondo degli uomini (con i suoi ovvi addentellati ripartiti più o meno equamente tra responsabilità verso l'ambiente - la manipolazione del vivente ribadisce ancora l'incauto affannarsi e progettare attorno al "piccolo sole" dell'atomo - verso i propri simili - genitori, figli, mariti e mogli, divisi dall'incombere di una tragedia di definitiva perentorietà che riflette, seppur su scale e contesti diversi,
Edwards, incline ad una visione "fantastica" in grado di coniugare l'aderenza al dato evidente, "materiale" della storia (qualcosa affine alle concretezze desolate di "District 9") ad un respiro soffuso ma netto che ha l'ampiezza di una composta malinconia intrisa di moderato ottimismo (come si evinceva dal suo singolare esordio "fatalmente" intitolato "Monsters", del 2010), diluisce via via, in questa sua prima avventura nei "grandi numeri" - per denaro a disposizione, impegno produttivo, durata,
Liquidati ciononostante i "conti di specie", Godzilla, ricomposta la regale imperturbabilità, dispensa una mezza occhiata in tralice ad una comunità "sapiens" più smarrita che sollevata per poi riguadagnare le immensità marine: liberazione (di certo temporanea) dalle pastoie "umane" che a noi spettatori viene comunque preclusa, se non nella dimensione di un sommesso e paziente esercizio di oblio.
TFK
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