E se mi comprassi una sedia?
di Pasquale Falcone
con Pasquale Falcone, Gianni Ferreri e Tano Mongelli
Italia, 2016
genere, commedia
durata: 90'
Gaetano e Gennaro sono i Tavani Brass: Gaetano, ex attore televisivo, il cui ruolo più
memorabile è stato quello di un ufficiale di Polizia, si è improvvisato produttore, mentre
Gennaro è sceneggiatore e regista. Insieme decidono di sfidare il campione di incassi
italiano: "Quo Vado?" di Checco Zalone. Tutto sta a trovare un comico napoletano come
loro, che sono del Vomero, anche se la crisi li ha costretti a riparare nel Cilento, da
lanciare nel firmamento delle star. La loro scelta cade su Chicco, un giovane cantautore le
cui composizioni, invariabilmente tristi, parlano di biscotti finiti e donne che ti danno le
spalle, ma che si presta a sfidare il fenomeno Zalone, favorito anche dal nome.
"E se mi comprassi una sedia?" è un film su quel sottobosco di produttori cialtroni, artisti
incompresi e investitori occasionali che costituisce il ventre molle del cinema italiano.
L'idea geniale di Pasquale Falcone, sceneggiatore, regista e interprete del film nel ruolo
dello sceneggiatore e regista Gennaro, è quella di mettere in scena una realtà che
conosce dall'interno, creando un'operetta metacinematografica popolata da personaggi
tanto grotteschi quanto riconoscibili. Falcone ha anche l'intelligenza di lasciare a Gianni
Ferreri, che interpreta il ruolo di Gennaro, la parte del leone: Ferreri è irresistibile nei panni
del produttore tragicomico che si arrampica costantemente sui vetri per mettere insieme
l'improbabile capolavoro a lui suggerito nottetempo dalla buonanima di Eduardo De
Filippo.
L'altro gigante in scena è Sergio Solli, nei panni di un produttore molto meno idealista di
Gennaro e molto più attento a ciò che fa girare il mondo: i soldi, quelli che mancano ai
Tavani Brass, ma anche a "E se mi comprassi una sedia?".
Infatti quello che separa il film
di Falcone da una pole position per il box office è la carenza di quelli che si definiscono i
"valori produttivi". Dunque, all'originalità di una sceneggiatura che strapperà ben più di una
risata, soprattutto agli addetti ai lavori, e di una regia che infila inquadrature non scontate e
un ritmo di montaggio incalzante, non corrispondono scenografie adeguate, competenze
tecniche di livello superiore, una colonna sonora meno insopportabile e attori di contorno
in grado di tenere testa a Falcone e Ferreri. Certo, la produzione disordinata potrebbe
essere una scelta, una forma che riproduce esattamente il contenuto, ma basterebbero un
po' più di cura formale e una distribuzione efficace per fare di "E se mi comprassi una
sedia?" un piccolo cult surreale nella tradizione della commedia all'italiana.
Il film di Falcone mette il dito nella piaga della non-industria cinematografica nazionale,
centra in pieno la dimensione ciarlatana della produzione, mette alla berlina le banche, la
Chiesa, i film festival e la commissione ministeriale che eroga i finanziamenti in nome
dell'interesse culturale, e coglie la dimensione kitch della provincia campana
contemporanea, corrotta dalla televisione e dal web, per certi versi oltrepassando
Garrone, Sorrentino e De Angelis.
Ma "E se mi comprassi una sedia?" è soprattutto il one man show di Gianni Ferreri,
grandissimo attore poco utilizzato dal cinema italiano per motivi simili a quelli che mettono
all'angolo i Tavani Brass, capace di improvvisare a braccio, come nella migliore tradizione
del teatro partenopeo.
Siamo difronte a un invito esplicito a dare a Ferreri e a Falcone le possibilità che meritano,
perché con maggiori mezzi a loro disposizione potrebbero davvero dare filo da torcere ad
altri comici assai più celebrati.
Riccardo Supino
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