giovedì, gennaio 10, 2008
La nuova Hollywood messicana: Guillermo del Toro
Il 2007 è stato per Del Toro l’anno della svolta. Dopo un apprendistato d’autore nella terra natia (Cronos 1993) il “Peones” sbarcato ad Hollywood per realizzare il sogno americano c’è la fatta. “Il labirinto del fauno” al di là dei trionfi accademici ed il clamore del botteghino ci dice di un autore che sa cosa vuole e lo realizza con la stupefatta incoscienza delle origini. L’inizio era sembrato uguale a tanti altri: “Mimic”(1997) era il classico prodotto di uno spirito Cormaniano, citazionista quanto basta (Alien) e su misura per una passatempo televisivo. Poi di colpo, anche se niente accade per caso, l’incontro con i fratelli Almodovar (in veste di produttori) ed un film (L’espinoza del diablo 2001)che sembrava condurlo altrove, certamente lontano dal professionismo americano e che invece definisce un immaginario d’autore che rivisita la Storia (la Spagna del Caudillo) con la fantasia di una mente bambina che mischia sacro (politica e religione) e profano (credenze popolari e fiabe per bambini) e gli fa fare sul piano della produzione quella messa a punto artistica ( di una troupe di fedelissimi capitanata dal cinematographer Guillermo Navarro e di attori feticcio come Federico Luppi ed in seguito da quel ragazzo infernale di Ron Perlman) e di esperienza (organizzativa e di budget) per un futuro che sarà nuovamente americano (nel 2002 Blade 2 il capolavoro della trilogia sul Vampiro nero e Hellboy 2004,) ma caratterizzato, soprattutto nella vertiginosa (e necessaria perché in un cinema di immersioni/emersioni) avventura del “Fauno”(2006) da uno stile assolutamente personale che ha assorbito le istanze commerciali (che riconoscono la validità mercantile del “Racconto di formazione” e della “Ghost story”) all’interno di una poetica che ripropone in maniera più asciutta ma non meno anarchica il Thanatos del grande Jodorowsky. Più dei risultati artistici quello che colpisce è il percorso di emancipazione che ha portato il regista messicano diventare in breve tempo un autore a tutto tondo, che sul modello della New Hollywood anni 70 riesce a far convivere visione personale e necessità da mainstream. L’avventura continua.
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2 commenti:
Ho amato moltissimo sia La spina del diavolo che Il labirinto del fauno, perchè dimostrano come Del Toro sia capace di contaminare i generi: l'horror e il fantasy gli servono per raccontare storie di formazione, storie di bambini che vivono in un mondo in cui la minaccia viene deagli adulti e no dalle creature fantastiche che invece cercano di aiutare i piccoli protagonisti dei due film. E insieme a tutto ciò, DelToro riesce anche a dire qualcosa di non banale su una pagina importante come quella della guerra civile spagnola. Insomma, in questi film c'è tutto: l'horror, la Storia, l'infanzia, il fantastico.
Qui i miei pensieri su questi due film di DelToro:
http://ilpiaceredegliocchi.wordpress.com/2013/02/23/la-spina-del-diavolo-e-il-labirinto-del-fauno-linfanzia-la-guerra-civile-e-il-fantastico-secondo-guillermo-del-toro/
Complimenti per il blog
Ciao Verdoux, grazie per il tuo passaggio..in effetti Del Toro intepreta in chiave personale i generi in questione trasformandoli in qualcosa di unico e personale..insomma un autore a tutto tondo come quelli che lavoravano nella New Hollywood, capaci di lavorare all'interno del sistema modificandolo con idee innovative..
appena ho tempo vado a leggeere i tuoi scritti
ciao
nickoftime
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