Quando meno te lo aspetti (Au Bout de Conte)
di Agnes Jaoui
con Agathe Bonitzer, Jean Pierre Bacri, Agnes Jaoui
Francia, 2013
genere, commedia
durata 112'
Ecco quindi farsi largo tra gli slanci appassionati dei due ragazzi, il sentimento di inadeguatezza di Pierre (Bacrì), il padre di Sandro, a mal partito con il ruolo di genitore delle figliolette della compagna e preoccupato dall'avvicinarsi del giorno in cui una veggente ha previsto la sua morte; l'insicurezza cronica di Marianne, la zia di Laura, aspirante attrice ed organizzatrice di recite per bambini, alle prese con una figlia traumatizzata dalla separazione dei genitori e per questo ossessionata dalla lettura della bibbia, ed infine la spietatezza di Maxime, una specie di lupo cattivo deciso a sfruttare le debolezze delle giovani donzelle e pronto a fare breccia nell'irrequitezza temperamentale di Laura (una monocorde Agathe Bonitzer).
Un menù stravagante ed eclettico che la Jaoui, amante delle storie corali mette insieme con un equilbrio che le permette di non perdere per strada nessuna delle sue componenti. In questo caso a farla da padrone sul piano dei contenuti sono, come spesso capita nei suoi film, le contraddizioni della natura umana e dei personaggi che la rappresentano, ognuno dei quali caratterizzato e spinto da motivazioni continuamente ribaltate ribaltate dai loro comportamenti, come capità a Laura ed alla sua passione "ballerina", ma anche a Sandro, ingenuo ed appassionato quando si tratta di riconoscere l'amore ma allo stesso tempo scaltro ed opportunista nel pianificare le tappe del suo successo professionale, per non parlare di Pierre, cinico e disilluso a parole, ma nell'intimo solo e spaventato. Commedia agrodolce e leggera costruita sulla brillantezza dei dialoghi e la scioltezza della recitazione, "Quando meno te lo aspetti" mostra il fianco a qualche perplessità soprattutto nella resa della dimensione favolistica in cui è immersa la storia, con il fiabesco parodiato attraverso le recite dei bambini presedute da Marianne, che rappresentano in modo scontato il contraltare scherzoso alla seriosità delle vicende degli adulti, oppure enfatizzato nel vezzo di far precedere l'inizio delle singole sequenze con pannelli introduttivi tratteggiati alla maniera dei pittori impressionisti da cui magicamente prendono vita ambienti e personaggi. Ma quello che non torna è soprattutto la mancanza di collante tra lo sguardo ironico e complice con cui l'autrice guarda ai suoi personaggi, più volte testimoniato dall'atteggiamento con cui Marianne/Jaoui tende a sdrammatizzare le situazioni, e quello strano senso di afflizione che si percepisce per tutta la durata del film.
Utilizzando una fotografia poco luminosa che sottrae alla vista contorni e prospettive, ed immerge gli ambienti in un buio innaturale, la Jaoui sembra voler aumentare la volatilità della natura umana. Così facendo però contribuisce a smorzare l'effervescenza contagiosa che caratterizzava i suoi film precedenti, regalandoci un intrattenimento che non riesce a pungere.
(pubblicata su ondacinema.it)
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