domenica, gennaio 17, 2016

ASSOLO

Assolo
di Laura Morante
con Laura Morante, Piera Degli Espositi, Francesco Pannofino
Italia-Francia, 2015
genere, commedia
durata, 97'



Laura Morante invece è impavida nell'affrontare a testa alta un tema scomodo e apparentemente poco commerciale come i 50 anni delle donne che improvvisamente si sentono inutili, invisibili e inette. Diversamente da "Ci vuole un gran fisico", unica commedia italiana recente a mettere al centro una cinquantenne, il film della Morante rifiuta per la sua protagonista una rappresentazione grottesca: l'autrice si regala un autoritratto pieno di grazia e ironia, mai beffardo o crudele, poco incline ai patetismi e ai compiacimenti vittimisti. Il suo sguardo è gentile anche verso i personaggi maschili, fra cui spicca per irresistibile sgradevolezza Marco Giallini.
Laura Morante, alla seconda prova come regista e autrice, continua il percorso intrapreso con "Ciliegine", costruendo un'altra commedia più francese che italiana, più newyorkese che romana. Passando per i film della coppia Agnes Jaoui-Jean Pierre Barci e per le commedie di Woody Allen, Morante trova una sua cifra narrativa singolare fatta di malinconia, ritmo e leggerezza. È impossibile non voler bene alla sua Flavia, che attraversa il presente incespicando nei suoi errori passati e in qualche modo resta in piedi, che aspira ad uscire dal coro ma non osa l'assolo per paura di stonare.

Morante prende di petto anche il tema della morte, che sottende l'intera storia e riguarda quasi tutti i personaggi, e lo descrive in una sequenza onirica che attinge a Pina Bausch invece che a Fellini o all'ultimo Sorrentino. In una storia di maturazione la cui protagonista deve imparare a scegliere invece di aspettare di essere scelta, la morte è un punto di partenza, perché al suo cospetto il tempo stringe, le opzioni si riducono, e quelle che restano sono quelle che contano. E il tempo, anche se poco, può bastare, se lo si usa per guidare in avanti, anziché guardare all'infinito nello specchietto retrovisore.Flavia è una cinquantenne con due matrimoni alle spalle e due figli grandi che la trovano antica. Insicura e velleitaria, come si autodefinisce, è incapace di rendersi autonoma dagli ex mariti e dalle loro seconde mogli, che considera molto più determinate di lei. Per dare una svolta alla sua vita si rivolge a una psicologa cui racconta qualcosa di tutti meno che di se stessa. Riuscirà Flavia a mettersi alla guida della propria esistenza a prescindere dai suoi rapporti con gli uomini, dal suo complesso di inferiorità nei confronti delle donne, e dalla sua sessualità repressa?

Ne emerge un'antieroina che vorrebbe vivere a Paperopoli, un'eterna ragazza che chiama ancora "dischi" i cd, che trova l'autoerotismo ridicolo e che deve mettere ordine nella sequenza degli eventi che determineranno il resto del suo percorso. Al centro della storia c'è uno dei temi tabù della nostra epoca, la distinzione fra la solitudine come condizione di vita e la solitudine come percezione di sé: perché si può essere soli e non soffrirne, così come si può essere in due e sentirsi disperatamente soli.
Riccardo Supino

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