A chi gli chiede se sia
contento per la vittoria del golden globe da parte di Ennio Morricone ottenuta per
la colonna sonora di “The Hateful Height”
Giuseppe Tornatore sorride mentre racconta di aver contribuito il
qualche modo al
premio per aver convinto il musicista a lasciarsi coinvolgere dal
progetto di Quentin Tarantino. Inizia così la conferenza stampa seguita
all’anteprima de
“La corrispondenza” il nuovo film del regista siciliano distribuito in 400 copie nelle sale italiane a partire dal prossimo
giovedì. La storia, tratta da uno spunto risalente a 15 anni e non realizzato
perché con la tecnologia dei tempi sarebbe risultato “un film di fantascienza”,
racconta la relazione sentimentale tra Ed Phoerum, professore di astrofisica e
la sua ex allieva Amy Ryan e
delle
misteriose circostanze che a un certo punto vedranno l’uomo scomparire
per poi rifarsi vivo attraverso i video messaggi inviati alla ragazza.
Non è la prima volta
che il
regista siciliano affronta il tema dell’amore impossibile già raccontato
nel
precedente “La migliore offerta” e d'altronde non potrebbe essere
altrimenti
perchè “come diceva Pavese gli scrittori non si appassionerebbero a
raccontarli se fossero felici e ordinari". “In questo caso la novità"
continua Tornatore "è rappresentata
dall’elemento tecnologico che entra in gioco non solo come principio
narrativo ma anche come contrappunto tra la razionalità della tecnica e
l’ineffabile che contraddistingue la materia amorosa”. Tornatore che
nella scelta degli interpreti non ha dovuto arrovellarsi più di
tanto afferma di avert trovato in Jeremy Irons l’unica scelta possibile –
“La prima volta
ci siamo sentiti via Skype e
quello che mi ha colpito è stato che mi sembrava di trovarmi già dentro il film
mentre per Olga Kurylenko è accaduto quella che capita spesso a un regista
durante i provini e cioè di vedere il personaggio nell’attrice che gli sta di
fronte”.
L’attrice russa diventata in
poco tempo una delle muse del cinema d’autore (la ricordiamo in “To the
Wonder” di Terence Malick) afferma di essere stata colpita dal copione perché
per la prima volta una storia così universale veniva raccontata in maniera
tanto originale. “Per entrare nella parte ho dovuto studiare e informarmi
perché Amy è una studentessa di astrofisica, argomento di cui conoscevo
poco o nulla. Ogni volta arrivavo sul set
piena di foglietti con gli appunti delle mie ricerche suscitando
l’ilarità di Giuseppe”. Per Jeremy Irons invece, ancora addolorato dalla
morte
dell’amico David Bowie, l’amore alla pari dell’arte è una forma di
comunicazione che quando ha successo riesce a toccare le persone. A
differenza
della collega dichiara di non credere nell’amore eterno perché “quello
mortale
è già sufficiente e rimane in qualche modo dentro il nostro cuore anche
quando
i rapporti finiscono”. Costretto a recitare per la maggior parte del
tempo da
solo e davanti a uno schermo che ne registrava le missive, Irons
dichiara di
aver lavorato di fantasia per immaginare il menage che la lavorazione del film di fatto gli ha negato.
Ma “La corrispondenza” segna
anche un altro capitolo della collaborazione tra Tornatore ed Ennio Morricone
al quale il regista è legato da un’amicizia che
non ha mai interferito
sulle valutazioni lavorative che da parte del grande musicista sono state sempre
franche e puntigliose. “Lavorare con lui è come essere a contatto con un entità
capace di realizzare ogni cosa a patto di riuscire a persuaderlo su ciò che si
desidera raggiungere. Anche questa volta la musica del film è stata costruita a
partire dalla sceneggiatura. Si è trattato di un lavoro complesso ma
entusiasmante perché quello che mi servivano erano suoni elettronici che
andavano fuori dalle consuetudini orchestrali che caratterizzano la musica di Ennio”. E superfluo dire che
anche in questo caso il risultato è stato all’altezza delle aspettative.
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