American Ultra
di, Nima Nourizadeh
con, Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Connie Britton
Usa, 2015
genere, commedia
durata, 99'
Impacciati e strafatti, così sono spesso e volentieri
tratteggiati i protagonisti delle pellicole indie americane, ragazzi della
provincia lontani dai ritmi scalmanati e dall’atmosfera provocante dei grandi centri
urbani. Jesse Eisenberg sembra essere a suo agio in tali produzioni e la cosa
non può che far piacere, data l’indubbia abilità dell’attore nel catalizzare l’attenzione
spettatoriale sulla propria performance e riuscire frequentemente a lasciare in
secondo piano i problemi legati a script e regia. Mike Howell è il commesso di
uno sperduto e mal frequentato market, trascorre i pomeriggi tra l’erba e la
propria ragazza, non disdegnando di occupare il tempo restante con la
realizzazione di strisce fumettistiche molto originali. All’apparire, nel
negozio, di una donna dal fare sospetto, Mike vedrà la propria ordinaria
routine stravolta e si ritroverà invischiato in una assurda caccia all’uomo
dove lui sarà la preda finale e le pedine messe in gioco si dimostreranno
ostili oltre ogni limite. Lo script di Max Landis (già autore di una piccola
perla che prende il nome di Chronicle,
capace di fondere mockumentary e supereroistico in una pellicola che evita
tutti i cliché del caso) si arrampica su diversi rami, provando ora ad essere
commedia, ora a fungere da action, rischiando spesso la caduta al suolo; la
frantumazione di American Ultra in
diversi generi non funziona appieno come altrove, il divertimento proviene
maggiormente dalla sequenze d’azione e il lato comedy scarseggia, minandone l’irrefrenabile
voglia canzonatoria.
La mano ferma di Nima Nourizadeh, di ritorno dall’esperienza
tutta particolare di Project X, pare
privilegiare l’adrenalina alla staticità del corpo iniziale, mostrando
creatività e voglia di stupire soprattutto quando entrano in scena le armi.
Supportare una buona regia con un copione è il minimo, soprattutto quando entra
in campo l’aggettivazione indie,
tuttavia in questo caso Landis si lascia scappare un’altra buona occasione,
impedendo ad un soggetto con i fiocchi di svilupparsi adeguatamente nello step
successivo. Se Jesse Eisenberg si spende in prima persona per la buona riuscita
del film e Kristen Stewart sembra dargli man forte, lasciandosi ormai
definitivamente alle spalle il ruolo accusatorio toccatole in Twilight, il cast può dirsi riuscito e
consapevole di dover reggere totalmente su di sé l’intero minutaggio. Con un
Bill Pullman in grande spolvero (massima presenza scenica per un paio di sequenze
che da sole ne definiscono l’importanza narrativa altrimenti pronta a passare
in sordina) ed una Connie Britton in perenne tentativo di riscatto (dopo la
criticata performance in American Horror
Story), questa anomala spy-story ambientata nelle ormai sempre più
frequentate zone rurali dell’America contemporanea tenta di crearsi una strada
alternativa rispetto all’usurato indie, miscelando ingredienti che non si amalgamano
completamente tra loro, arrivando all’impiattamento a cottura non ancora
ultimata. Ma le cattive lezioni non vengono mai unicamente per nuocere, e
questo particolare è ben afferrato da molti partecipanti ad American Ultra; nell'imminente futuro,
con un pizzico di inventiva in più e con una maggiore attenzione dedicata al
comparto sceneggiatura, il team creativo dietro quest’operazione potrebbe
ritentare ed azzeccare il colpo dell’anno. In attesa di quel momento godiamoci questo
originale viaggio nella provincia del nuovo continente, tra auto esplose al
solo tocco di una busta e sparatorie in crepuscolari locali alla fredda luce
dei neon.
Alessandro Sisti
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