La notte del giudizio - Election Day
di James DeMonaco
con Frank Grillo, Elizabeth Mitchell, Mykelti Williamson
USA, 2016
genere, horror
durata, 105'
Durante la campagna elettorale presidenziale americana prendono piede le proteste contro la "notte del giudizio" che alcuni ritengono sia solo un metodo del governo per ridurre la popolazione povera e le relative spese di assistenza. La candidata alla presidenza, senatrice Charlie Roan, che visse una terribile esperienza 18 anni prima, intende eliminare la notte in cui ogni crimine è concesso. Ma i cosiddetti Nuovi Padri Fondatori, che l'hanno introdotta, non stanno con le mani in mano: sostengono Edwidge Owens, un religioso rivale di Charlie, e, soprattutto, vogliono sfruttare l'imminente notte del giudizio per eliminare la rivale. Leo Barnes, protagonista del film precedente, "Anarchia - La notte del giudizio", ora si occupa della sicurezza per Charlie Roan. Intanto turisti da tutto il mondo arrivano negli Stati Uniti. Leo verifica che le misure di sicurezza per la casa di Charlie Roan siano a posto, cecchini sul tetto compresi. Purtroppo, però, quando la notte comincia ogni certezza viene disintegrata e nessuno è esentato dal pericolo. Se il primo film della serie, "La notte del giudizio", era claustrofobico e il secondo, "Anarchia - La notte del giudizio", era agorafobico, questo terzo film cerca di ampliare i contenuti e i significati riflettendo sulla natura del futuro distopico, descritto per trarne una posizione di carattere filosofico- politico: nella trama, infatti, sono chiari i riferimenti a "1997 - Fuga da New York". L'intento è encomiabile, la resa è limitata dallo schematismo eccessivo e dalla semplicistica rappresentazione delle posizioni in gioco, con un ritratto dei sostenitori dello "sfogo" sostanzialmente parodistico, a tratti divertente, ma non troppo efficace ai fini drammatici. Il film resta comunque in gran parte godibile sotto l'aspetto spettacolare, perché non viene trascurata la parte di intrattenimento: i momenti migliori sono quelli di pura azione, svincolati dal sottotesto politico-sociale.
Come l'episodio precedente, anche questo è, in sostanza, articolato in una lunga fuga all'interno della città, percorsa dall'ondata di violenza, con inaspettate alleanze e tradimenti. In questo senso, come spesso capita ai sequel, è una ripetizione. Ritmo e tensione sono tenuti a buon livello, ma la sensazione di déjà vu si avverte. Le violenze vendicative e catartiche dello "sfogo" finiscono però sullo sfondo della vicenda fantapolitica della lotta tra i candidati, con intrighi di stampo spionistico e complottista. È apprezzabile il cambio di prospettiva, ma prolungato per troppo tempo lo svolgimento. Le ambizioni di trovare un significato più profondo nella vicenda contribuiscono a diminuirne la resa, nonostante si tratti di approfondimenti non del tutto banali. Il finale e le scene che immediatamente lo precedono sono poco azzeccati, perché troppo vincolati alla trasmissione del messaggio. James DeMonaco, desideroso di sviluppare un arco narrativo più ampio di quanto appariva possibile nel primo episodio, si conferma capace di creare uno spettacolo avvincente e ben orchestrato. Lo aiuta un cast come sempre efficiente, pur non famoso. Frank Grillo ritorna nel ruolo, qui più professionale e meno ieratico, del duro Leo Barnes e si conferma attore affidabile e carismatico, nonostante il suo ruolo sia più convenzionale e generico.
Riccardo Supino
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