Presentato in anteprima alla 73esima Mostra del cinema di Venezia, ecco le prime due puntate di "The Young Pope" che vede l'esordio di Paolo Sorrentino in una miniserie televisiva. L'impressione è quella di avere assistito a un piccolo capolavoro.
Che la città di Roma fosse nelle grazie di Paolo Sorrentino poteva dubitarne solo chi non aveva ancora avuto modo di vedere la "La grande bellezza". Viene da sé quindi che la decisione di esordire nella fiction televisiva con una storia legata alla tradizione civile e religiosa collocata nella città capitolina era sembrata a monte del tutto naturale. Al contrario Venezia, peraltro già filmata nel precedente "Youth - La giovinezza", è destinata a guadagnare posizioni e visibilità grazie all'omaggio che il regista gli rende nei fotogrammi iniziali ambientati in Piazza San Marco. La sequenza, che senza dubbio è una delle più belle tra quelle contenute in "The Young Pope" vale la pena di essere citata perchè racchiude la quintessenza del cinema sorrentiniano; capita infatti che nel gioco di luce e ombra predisposto per illuminare la scena il regista trovi il modo di sabotare la sacralità del momento mostrandoci il protagonista in abito talare che emerge con fatica dalla montagna (e non scherziamo) di neonati che alla stregua di una gigantesca coperta di carne umana ne sommergono la figura. Si tratta di un momento fugace, probabilmente voluta per sottolineare il rito di passaggio conclusosi con l'elezione del nuovo Papa, e però indicativo di come il regista non abbia intenzione di consegnarsi ai dettami del mezzo televisivo, subito tradito da una serie di immagini iperboliche che nello specifico permettono all'opera di anticipare (sotto forma di sogno) un'aspetto della personalità del giovane pontefice del quale più avanti scopriremo un lato fanciullesco che contrasta con l'autorità e il decisionismo messo in mostra da Pio XIII (questo il nome scelto da Lenny Belardo per il suo pontificato) quando si tratterà di prendere le distanze dalla linea politica del suo predecessore, imponendo il rispetto delle nuove regole.
1 commento:
Silvio Orlando più che richiamare Richelieu fa pensare al card Casaroli, doppiogiochista segretario di stato ai tempi di Giovanni Paolo 2
Posta un commento