Oltre i confini del male-Insidious 2
diretto da James Wan
con Patrick Wilson, Rose Byrne, Barbara Hershey, Lin Shaye
Usa, 2013
genere, horror, thriller
durata, 105
La
carriera di James Wan sembra procedere di pari passo con l'odissea della
famiglia Lambert, protagonista della saga di "Insidious", haunted house movie
arrivato al secondo capitolo per raccontare le conseguenze del viaggio
"nell'altrove" compiuto da Josh Lambert (Patrick Wilson, attore feticcio
del regista) per liberare il figlio,
esiliato in un purgatorio di anime dannate che anelano ad impadronirsi
della sua anima. Una progressione quasi simbiotica che ha visto Wan
incrementare le sue credenziali proporzionalmente al grado di
sventura toccata in sorte agli sfortunati protagonisti di "Oltre i
confini del male- Insidious 2", a cui questa volta
tocca in sorte una minaccia dal volto umano ma non per questo meno
insidiosa. Capitava infatti che durante il trasbordo tra la dimensione
metafisica e quella reale necessaria a riportare indietro il bambino, un
membro della famiglia veniva agganciato da malefiche presenze pronte a
sconfinare nel nostro mondo per metterlo a soqquadro. Una premessa,
peraltro proveniente dalla puntata precedente che
Wan gestisce nel migliore dei modi: appena il tempo per riorganizzarsi,
quel tanto che basta per far sembrare nuova una
cosa già vista. Wan ci riesce spostando prospettive e punti di vista, e
più importante di tutto, frammentando e distribuendo la leadership del
gioco a tutte le parti
in causa: non solo ai membri della famiglia Lambert, ma anche ai
cosiddetti comprimari, quelli che nel primo episodio si affacciavano
timidamente alla ribalta e che ora invece danno l'impressione di poter
avere una loro autonomia all'interno della faccenda. Parliamo per
esempio della squadra di Ghostbuster composta da un duo di
detective dell'incubo più simili a Gianni e Pinotto che a Dylan Dog,
impiegati da Wan come collettore di una comicità quasi slapstick,
utilizzata per dar manforte al Luna Park - emotivo e visivo - che
rappresenta uno dei tratti distintivi del
dittico di Insidious. Ma in questo nuovo capitolo c'è spazio un pò per
tutti, con approfondimenti - del personaggio di Lorraine la madre di
Josh
a cui spetta il compito di mettere in piedi l'indagine per scoprire le
origine del male - ritorni - di Elise, la sensitiva uccisa al termine
del
primo episodio- e di new entry importanti come quella di Carl,
collega
di Elise, destinato a sostituirla anche nel fornire alla storia una
coscienza/conoscenza parapsicologica e medianica. Se nel corso della
carriera, e parliamo anche di opere come "The
Saw" ed il più recente "The Conjuring" la matrice più evidente era stata quella della
concetrazione spaziale "Oltre i confini del male" rappresenta invece
un'apertura in senso contrario, con la storia che progredisce su
più filoni narrativi geograficamente diversificati. Le case maledette si
moltiplicano, cosi some i piani spazio temporali, con il passato che
interferisce con presente ed il sogno che comunica con l'aldilà. Insomma
un poutpourri che Wan è bravo a creare ed a tenere insieme con buona
coerenza. Lo aiutano non solo un team di specialisti come quelli della
Bloomhouse, che produce insieme ad Ore Peli (Paranormal Activity), altro nume tutelare del
settore, ma anche la padronanza dei mezzi tecnici. Basta dare uno
sguardo all'uso dei vari formati, con immagini sporche e digitali sullo stile
del reportage e dei documentari quando si tratta di trovare il bandolo della matassa e dare forza alla verosimiglianza
(la detection di Lorainne e Carl ma anche quella messa in campo dagli stralunati
Ghostbusters), ed
invece plastiche
ed enfaticamente costruite quando la verità la si mette in scena,
deformandola secondo una strategia della paura e della tensione.
Ed
anche le citazioni - quella di "Psycho" (1960) introdotta fin dalla
prima sequenza nella prospettiva della villa dei Lambert, inquadrata dal
basso ad esaltare la sua aurea minacciosa ed anomala, oltreche l'assoluta atipicità rispetto al resto del contesto, e poi ripresa nel rapporto di subordinazione e dipendenza che intercorre tra gli emissari del maligno - quandanche presenti, lo sono in modo necessario ad un meccanismo dichiaratamente imitativo, e perciò subalterno senza infigimenti al cinema che saccheggia.
James Wan è un
giocoliere dello spettacolo riuscito ad entrare chissà come nella stanza
dei bottoni. L'impressione è che si stia divertendo un sacco.
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