venerdì, dicembre 05, 2014

MAGIC IN THE MOONLIGHTING

Magic in the Moonlight
di Woody Allen
con Colin Firth, Emma Stone
Usa, 2014
genere, commedia
durata,  97'
 
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"Magic in the moonlight", un mugolio di nasali, un allambiccare di rotondità che tentano di portarci in una dimensione temporale senza precisi confini.
Scivolano i consueti titoli di testa in caratteri di scrittura windsor bianchi su sfondo nero, musica jazz di sottofondo. Berlino, 1928. Un carismatico prestigiatore cinese, Wei Ling Soo — identità che cela le fantomatiche sembianze di Stanley Crawford   (Colin Firth)— si esibisce in giochi di magia di fronte a un pubblico in visibilio per la perfezione della sua arte. Già dai primi cinque minuti inizia lo sbadiglio imbarazzato. Woody Allen e la magia, ovvero corsi e ricorsi storici: vedere per credere "Broadway Danny Rose", "La maledizione dello scorpione di Giada", "Alice", "New York Stories", "Scoop",  e i più recenti  "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni" e Midnight in Paris.

 
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 Allen infila abilmente la mano nel suo magico cilindro di topoi cinematografici e cosa tira fuori come colonna sonora? La nona sinfonia di Beethoven, da lui stesso peraltro già usata solo pochi anni fa in "Basta che funzioni",  vandalizzando così la celebre presenza del Ludovico Van al cinema.

 
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Ma la speranza è l'ultima a morire.
Sempre eccellente nella caratterizzazione, tanto da sconfinare quasi nella caricatura e nel caratteristico, il personaggio del protagonista di "Magic in the Moonlight" è presto delineato dopo poche battute: bisbetico, pessimista e brontolone.
Come il suo vecchio amico Howard Burkan (Simon McBurney) lo definisce, é  uno snob, un  genialmente perfezionista ma con il fascino di un'epidemia di tifo.
L'infelice misantropo abbandona la sua rocca di nichilismo per dirigersi in Costa Azzurra, dove, nella residenza della famiglia Catledge (Jacki Weaver, Hamish Linklater, Erica Leerhsen) è incaricato di sbugiardare Sophie Backer (Emma Stone), un'affascinante chiaroveggente da cui tutti paiono dipendere per ogni decisione.

E..chi l'avrebbe mai detto? Non solo la missione non sarà facile neppure per Stanley, il più celebre fra gli smascheratori di spiritualisti, ma l'astuta truffatrice gli risulterà presto insopportabile ma non del tutto sgradevole.


Se Sophie ai suoi occhi non è altro che concime istrionico, lui, pugnacemente certo che l'unico superpotere reale sia quello che brandisce la falce, si definisce un uomo razionale che crede in un mondo razionale: non esiste nessuna metafisica oltre ciò a che vediamo con gli occhi. L'entusiasmo e le domande della giovane lo inquietano —gli stessi dialoghi sono bipartiti tra zuccherose domande di lei e sarcastiche risposte di lui—, tanto da condurlo a sfidare le sue certezze.

 Settantanove  anni suonati, protagonista della scena col ritmo di quasi un film all'anno, ecco che Allen ritorna alla carica con le sue classiche riflessioni in bilico tra filosofia e religione.
Peccato che questa volta la lama raffinata della satira non sia abbastanza affilata e che la sceneggiatura —mitragliante, non si ha un attimo di respiro— proponga un'infilata di luoghi comuni sulla consolazione che l'uomo trae dalla menzogna e dalla religione.


Per non parlare della nostalgia di battute raffinate e dissacranti come poteva essere quella tratta da "Io e Annie" —una per tutte la geniale: "Dio é morto, Marx é morto e neanche io mi sento tanto bene"— sostituite da quelle che siamo costretti ad ascoltare  nel dialogo raffazzonato sulla morte di Dio, con tanto di supposti rimandi colti a Nietzsche e Hobbes. "Come si può dire cosa è possibile?", domanda in continuazione la truffatrice americana, e con lei ce lo chiediamo anche noi se pensiamo che Allen non più di due anni fa ci ha deliziato con una perla rara come "Blue Jasmine".

E ancora, se la giovane in uno dei suoi allettanti sproloqui domanda al prestigiatore "chi vorrebbe un pessimista barbuto che si rintana tutto il giorno nella stanza a provare", noi potremmo a nostra volta domandare chi vuole più un regista che condisce ogni film con un ballo al charleston e un attore che recita come lui. Allen stesso ci risponde per mezzo del suo protagonista: si tratta certo di una sfida al buon senso e all'umana comprensione.
 Erica Belluzzi

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