Lo Hobbit: La battaglia delle Cinque Armate
di Peter Jackson
con Martin Freeman, Ian McKellen, Elijah Wood, Billy Connolly, Cate Blanchett, Evangeline Lilly
Nuova Zelanda, Usa
durata, 144'
Già
un anno fa, su queste pagine, avevamo affermato che, per dare un
giudizio definitivo a proposito della nuova trilogia firmata da Peter
Jackson, bisognava aspettare l'uscita dell'ultimo capitolo. E, in
effetti, "La battaglia delle cinque armate" conferma che i tre capitoli
componenti "Lo hobbit" non possano non essere visti come frammenti di
un' unica - mastodontica - opera. Accade, quindi, che tutti i timori ed i
(pre)giudizi, derivanti in particolar modo da "La desolazione di Smaug"
- e comunque già in parte ritirati presa visione dell' extended version, che attendiamo anche per "La battaglia..." - vengano, abbastanza velocemente, a cadere.
Nonostante
l'ambientazione, i toni, le interpretazioni ed alcuni svolgimenti siano
a favore, peraltro giustamente, di una resa fiabesca - ricordiamo che
il film è stato girato a 48 fps -, a conti fatti, Peter Jackson ha
modellato materia ancora grezza - il romanzo era stato scritto da
Tolkien molti anni prima che lo stesso concepisse "Il signore degli
anelli" - con la consapevolezza ed i mezzi per poter restituire
all'opera originale una densità d'infrastrutture che
obbiettivamente al libro mancavano. A tutto ciò si aggiunge - e
non è cosa di poco conto - un'alta dose di intrattenimento, laddove le
scene di battaglia - sia tra eserciti che tra i singoli eroi ed
antagonisti - tengono testa, essendo girate divinamente, a quelle
leggendarie del fosso di Helm/dei campi del Pelennor/etc. S'aggiunge, a
tutte queste ottime impressioni, grande accortezza all'evoluzione
psicologica dei personaggi - anche di quelli che poi saranno presenti
dopo il ritrovamento "dell'unico anello" -, accuratezza che trova il suo
massimo punto d'espressione nella follia di Thorin.
Tutte
le aggiunte apportate in sceneggiatura - oltre ad arricchire, come
dicevamo sopra, il testo - si rivelano perfettamente congegnate per far
combaciare "The hobbit" con "The lord of the rings", restituendo alla
Terra di Mezzo, ancora una volta, epicità, dolcezza, poesia.
Antonio Romagnoli
3 commenti:
BEEN, come mi aspetto, e come sempre aspettavo, Peter Jackson avrà dato dimostrazione della sua grandezza, dando quel tocco di "magia" alla Terra di Mezzo! Bella recensione, non vedo l'ora di vedere il capitolo finale, anche se ormai è chiaro che serva la "Extended Edition" per gustare pienamente i dettagli di questa ultima parte di un viaggio che seguo dal 2001 con TANTA PASSIONE!
uhhhm, ma sono la sola a pensare che l'intera trilogia dello "Hobbit" sia... be', sì, robaccia?
Sinceramente ho trovato questo terzo episodio ancora più deprimente dei primi due. Davvero un film di "scarto", così povero che non c'è niente da dire neanche per noi tolkienisti veterotestamentari.
Hi Lidia.
Io credo invece non solo che non sia per nulla povero, ma che anzi sia stato arricchito rispetto alla materia "prima". A breve arriverà un editoriale a proposito di ciò, resta sintonizzata.
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