Au plus près du soleil
di Yves Angelo
con Silvie Testud, Gregory Gadebois
Francia, 2015
genere, drammatico
durata, 103’
Quando in un film la vera istanza narrante viene
rappresentata dall’immagine, la forza espressiva derivante da questo meccanismo
appare prorompente già dai primi fotogrammi. È questo il caso di “Au plus près
du soleil”, dove la camera a mano segue frenetica i personaggi immersi in una
vicenda che vede saltare gli ingranaggi sociali e personali di quest’ultimi.
La trama ruota attorno a due coniugi – rispettivamente magistrato
lei ed avvocato lui – con un figlio adottato al quale viene nascosto il fatto
che la madre naturale sia l’accusata di un’istruttoria condotta dalla madre
adottiva. Tutti i tasselli, in tal caso, vengono aggiunti gradualmente fino a
raggiungere un livello di tensione che procede parallelamente al processo di
agnizione edipico che riguarda i genitori adottivi e la madre, mentre il
ragazzo continuerà ad essere tenuto nella teca di vetro dell’ignorare – interessante
da questo punto di vista la scelta di renderlo un personaggio marginale, sempre
vittima e mai parte attiva delle azioni mostrate -.
La cosa che più stupisce del film di Angelo, al di là della
bellezza delle immagini, è lo stato di angoscia mista ad eccitazione che il
pubblico avverte sempre più pesante nel giungere al momento dell’incesto che,
inevitabilmente, disintegra la morale comune e fa ardere l’ipocrisia di chi
guarda.
Antonio Romagnoli
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