Deadpool
di Tim Miller
con Ryan Reynolds,
USA, 2016
genere, azione, thriller, commedia, fantascienza
durata, 108'
Forse anche alla Marvel hanno capito che bisogna fare qualcosa e che in
prospettiva futura l’omologazione della sua linea cinematografica potrebbe non
bastare ad assicurare gli incassi stratosferici delle sue ultime produzioni. Il
successo americano di un film come “Deadpool” che fa del rifiuto della
mitologia superomistica così come l’abbiamo conosciuta nei cine comics realizzati dalla casa delle idee potrebbe accelerare
il cambiamento anche perché gli ideali e il carattere dell’eroe in questione,
refrattario a qualsiasi compromesso che non preveda la trasgressione delle
regole, sono quanto di più lontano si possa immaginare dal rigore e dal senso
del dovere che invece da sempre caratterizza l’operato dei vari Thor, Spiderman
e Capitan America. Anticipato da
un personaggio come Hancock e coevo, neanche a farlo apposta del Jeeg Robot di Gabriele Mainetti nelle sale a partire dalla
prossima settimana, Deadpool è,
alla pari dei colleghi appena menzionati un concentrato di stranezze e umanità
destinate a deflagrare nel film in questione con una tragicomica caccia
all’uomo organizzata per uccidere colui che con il pretesto di guarirlo da
morte certa gli ha sfigurato il volto, costringendolo a rinunciare all’amore
della sua ragazza.
Premesso che la capacità di rigenerare
le cellule del corpo lo rendono praticamente invulnerabile e che
l’addestramento ricevuto nei corpi speciali fanno di lui una perfetta macchina
da guerra, ciò che interessa sottolineare del film diretto dallo statunitense
Tim Miller non è lo sviluppo dell’intreccio, retto come altri dalla volontà
dell’eroe di neutralizzare di offendere dei cattivi e neanche gli aspetti
legati alla qualità degli effetti speciali, diventata un fatto acquisito per
produzioni di questo livello. Ciò che distingue Deadpool e che lo rende allo
stesso tempo divertente e unico nel suo genere è la predisposizione a duettare
con lo spettatore che un poco alla volta viene coinvolto nelle sue smargiassate
da una messinscena che fa dello straniamento e dell’esagerazione il proprio
marchio di fabbrica.
A cominciare dalle battute recitate rivolgendosi alla mdp oppure alle dilatazioni temporali che permettono alla
storia di inserire nel bel mezzo di un combattimento i flashback necessari a spiegare le ragioni che hanno portato Deadpool
fino a quel punto, per non dire degli scanzonati siparietti in cui conosciamo
le vicende private del protagonista, quelli che riguardano l’ambiente in cui
vive e le sue frequentazioni, entrambi riconducibili all’esistenza sgangherata
e reitetta del personaggio. Uscito negli Stati Uniti con il divieto ai minori e
nonostante questo capace di stabilire il record di sempre per quanto riguarda l’esordio di un film X-Rated, Deadpool è destinato a mettere d’accordo un pubblico
quanto mai omogeneo e nel caso dell’Italia dove il film non è – giustamente –
vietato, a divertire genitori e figli.
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