The Witch
diretto da Robert Eggers
con Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson
Canada, 2015
genere, horror
durata, 90'
Due film uniti dal medesimo destino. Il primo, “It
follows”, arrivato nelle sale a più di un anno di distanza dalla
distribuzione internazionale e sulla scia del passaparola promosso dalle
visioni clandestine di chi ha avuto modo di vederlo nella rete. Il
secondo, “The Witch”, distribuito a ferragosto con pari ritardo rispetto
al successo ottenuto al Sundance Film Festival dove nel 2015 il
lungometraggio di Robert Eggers ha raccolto molti consensi. Una miopia,
quella dei nostri esercenti, che al di là delle solite ragioni trova
una qualche spiegazione nelle caratteristiche di un offerta talmente
diversa dalla media da scatenare la diffidenza di chi è abituato a un
cinema commercialmente omologato. Perché sia “It Follows”, di cui
abbiamo già detto, che “The Witch”, del quale ci apprestiamo a parlare,
pur mantenendo inalterate le ragioni del loro essere e cioè quelle di
spaventare lo spettatore, hanno dalla loro un imprinting di
forme e contenuti che li distingue dalla media dei prodotti appartenenti
alla stessa categoria. Siamo infatti di fronte - e qui entriamo nel
merito del lavoro di Eggers – a un tipo di cinema più maturo che
nell’esercizio dei codici di genere trova il modo di allargare il
discorso a una visione dell’esistenza svincolata dalle istanze narrative
che regolano il divenire dell’intreccio.
Per raggiungere lo scopo il regista parte però da premesse che vanno
in senso opposto a quanto appena detto poichè invece di collocare la
vicenda in un tempo indefinito, o perlomeno poco caratterizzato dal
punto di vista iconografico e dell’immaginario, con “The Witch” veniamo
catapultati all’interno della cornice storica in cui a partire dalla
metà del seicento la nascita della nazione americana dovette pagare
dazio a una voglia di uniformità e di disciplinamento che nelle
accezioni più estreme raggiunse forme di intolleranza come quelle che
portarono al cosiddetto periodo della caccia alle streghe durante il
quale la ricerca del capro espiatorio trovò nel mancato rispetto
all'ortodossia religiosa il motivo su cui sfogare il rovescio di un
regime repressivo e delatorio.
Vincolato da precise coordinate storico culturali Eggers non si fa
intrappolare dai pericoli di una messinscena illustrativa ma riesce a
fare della precisione del dettaglio fisiognomico – evidente nella scelta
di volti che sembrano prelevati dalla ritrattistica del periodo –
visuale – ispirato da una sensibilità che sembra rifarsi alla lezione
dei grandi della pittura fiamminga – così come della ricerca filologica
necessaria a raggiungere una verosimiglianza di dialoghi e pratiche
quotidiane gli strumenti attraverso cui manifestare gli effetti della
paura suscitata dal pericolo proveniente dalla foresta che circonda la
casa dei protagonisti. In questo modo più che la presenza della malefica
creatura (pressoché sottratta agli occhi del pubblico) a provocare
disagio sono le conseguenze della sua evocazione, rintracciabili
nell’incombente oscurità degli ambienti fotografati a lume di candela e
nell’immota consistenza del paesaggio silvano; oppure nei volti
stranulati dei genitori di Thomasin, la giovane protagonista che ad un
certo punto dovrà difendersi dalle accuse di stregoneria rivoltigli dal
suo stesso padre. Insomma un quadro generale che in apparenza non si
discosta nel suo svolgimento dagli altri film incentrati sullo stesso
argomento se non fosse che il gioco al massacro tra genitori e figli e
il cambio di ruolo tra vittime e carnefici diventa ben presto la
metafora di una nazione in guerra con se stessa e, ad un livello
d’astrazione ancora superiore, la raffigurazione del retaggio ancestrale
che impedisce agli esseri umani di godere appieno della propria
libertà. Come dimostra l’assunto di “The Witch” che fa coincidere il
sorgere del male nel momento in cui Thomasin e la sua famiglia vengono
allontanati dalla comunità per metterli in grado di praticare culto
religioso secondo le regole dettate dalla propria coscienza. Ed è
proprio questo modo di essere allo stesso modo un prodotto di
intrattenimento e un’opera d'arte a fare del lungometraggio di Eggers un
evento che gli appassionati della settima arte non possono lasciarsi
sfuggire.
1 commento:
Un grandissimo horror (storico) che riesce quasi ad essere una specie di ibrido tra il documentario etnologico e quell'orrore primordiale che affligge l'essere umano fin dagli albori. Un grande film, una splendida opera prima.
Qui, ho scritto una mia analisi a riguardo: https://mgrexperience.wordpress.com/2016/09/07/the-witch-di-robert-eggers/
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