Piuma
di Roan Johnson
con Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Brando Placido
Italia 2016
genere, commedia
durata, 98'
Nello stabilire i criteri di giudizio nei confronti dei film prima o poi ci si dovrà chiarire le idee mettendosi d'accordo una volta per tutte sui criteri che stanno alla base dell'analisi critica: e cioè se a contare di più siano le qualità intrinseche di un'opera, quelle che di solito ci fanno uscire dalla sala contenti di avere visto un bel film oppure il fatto che, nonostante questo, a fare la differenza continui ad essere - almeno nei festival - la fortuna di poter contare sulla gravità del tono e magari sulla presenza di riferimenti culturali e cinematografici di riconosciuto spessore. Una differenza non da poco perché, se a prevalere fosse la seconda ipotesi, sarebbero giustificati i commenti negativi ascoltati subito dopo la proiezione di "Piuma" - secondo italiano in concorso alla Mostra -, quasi tutti unanimi nel sottolinearne come difetto le caratteristiche di leggerezza - d'impianto, di tono e di genere (la commedia) - che indubbiamente appartengono alla regia di Roan Johnson. Al contrario chi scrive, propendendo per la prima opzione, ha tirato un sospiro di sollievo quando al termine dei titoli di coda ha potuto constatare che, l'impressione di trovarsi di fronte a un'opera coinvolgente e in grado di far riflettere il pubblico senza l'ausilio dei massimi sistemi, era stata corroborata da due ore di puro divertimento.
Sulla falsa riga di ciò che accadeva in "Juno" di Jason Reitman, con cui il lungometraggio di Roan Johnson condivide molto di più che lo stile delle lettere utilizzate per i titoli di testa e di coda, il tema che sta a monte alla storia di "Piuma" è quello della responsabilità messa in circolo dalla gravidanza inattesa di Cate (Blu Yoshimi Di Martino) che, a pochi giorni dagli esami di maturità e alla vigilia delle meritate vacanze estive, scopre di essere in attesa del figlio di Ferro (Luigi Fedele), il coetaneo con cui è da sempre fidanzata. A esserne consapevoli sono prima di tutto i diretti interessati, inizialmente disposti a farsi carico delle difficoltà derivanti dalla decisione di portare avanti la gestazione, e poi, dopo una serie di disavventure a lieto fine, convinti che la decisione migliore sia quella di dare in adozione il nascituro. Come pure i genitori e in primis quelli di Ferro, Franco e Carla, cui spetta non solo il sostegno materiale, ma anche il compito di fare da cuscinetto ai saliscendi emotivi e agli smacchi esistenziali che scandiranno il tempo dell'attesa. La condivisione - di intenti e di ideali - ovviamente è più facile a parole che nei fatti e nelle mani del regista e dei suoi sceneggiatori diventa la scintilla per un corto circuito che metterà in crisi la vita di coppia delle parti in causa.
L'intelligenza di Johnson è quella di non limitarsi al semplice confronto/scontro generazionale, ma di dimostrare che, indipendentemente dall'età anagrafica, i dubbi e le paure, così come i gesti di maturità, sono intercambiabili e presenti da entrambe le parti. In questo modo il piacere del film deriva non solo dalla simpatia dei personaggi e dall'alchimia con cui gli attori sono capaci di metterli in relazione, ma soprattutto dal fatto di vedere assegnate competenze e comportamenti che di solito spetterebbero alla controparte. E quindi assistiamo a Ferro e Cate che, nel loro agire, si comportano con la maturità dei genitori, all'opposto di questi ultimi che "Piuma" spesso tratteggia con inadeguatezza e rimostranze adolescenziali. Allievo di Paolo Virzì e Francesco Bruni, il film di Johnson potrebbe essere l'"Ovosodo" del nuovo secolo, se non fosse che in questo caso il cinema del regista pisano (vedasi le sequenze oniriche e surreali, in cui Cate e Ferro nuotano per le vie della città) guarda più di una volta ai lavori provenienti dalla cinematografia indipendente americana. Con un pizzico d'amore in più nei confronti di personaggi che dal primo all'ultimo non si può non sentire compagni di quella divertente e drammatica avventura esistenziale che è la nostra vita.
(pubblicata su ondacinema.it/speciale 73 festival del cinema di Venezia)
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