Elvis & Nixon
di Liza Johnson
con, Kevin Spacey, Michael Shannon, Alex Pettyfer
Usa, 2016
genere, commedia
durata, 86'
Gli innumerevoli incontri, spesso avvenuti con stretto riserbo tra celebri divi del passato, forniscono sempre ottimo materiale da cui trarre interessanti spunti narrativi; il colloquio segreto del presidente americano Nixon con la star del rock‘n’roll Elvis Presley diventa così lo snodo intorno al quale graviterà una pellicola dignitosa, priva dei picchi a cui ci hanno abituato altri illustri incontri – uno tra tutti quello tra il giornalista televisivo Frost e lo stesso Nixon qui rappresentato, messo in piedi con gran disinvoltura da un Ron Howard mai così ispirato – ma singolare nel suo tratteggiare un Elvis differente dall’icona musicale alla quale siamo abituati a pensare. Il contendere narrato in Elvis & Nixon prende il via da un tarlo del cantante, un capriccio personale di indubbia futilità, ma estremamente necessario – perlomeno nella ragioni formulate da Elvis – per dimostrare il proprio impegno nella lotta all’abuso di stupefacenti in età giovanile, oltreché essenziale anello mancante nella propria collezione: Elvis è un’istituzione della musica rock e la generazione più fragile ed esposta a questo problema ne segue le vicissitudini e ne imita le gesta, fornendo allo staff presidenziale una valida motivazione per supportare tale incontro a livello istituzionale. Nixon, conservatore poco avvezzo agli incontri informali privi di un considerevole ritorno d’immagine politica, si ritrova costretto a parteciparvi, spinto dal rampante staff che vede nell’imminente evento, una saporita occasione di accrescimento del consenso popolare: Elvis piace a tutte le fasce demografiche e diversifica il proprio pubblico in ambosessi di diversa estrazione sociale, è il candidato ideale per una silenziosa campagna politica a disponibilità gratuita.
Una divertita Liza Johnson si limita a registrare ciò che accade nello studio ovale senza particolari picchi, sfruttando adeguatamente uno Shannon dalla fisionomia pronunciata, capace con essa di aderire dignitosamente alla figura del rocker, ed uno Spacey imbolsito ed appesantito, assai diverso dal cinico e spietato Frank Underwooda cui House of Cards ci aveva abituati. Il distintivo così ambito diventa un tramite involontario per veicolare un messaggio di indubbia rilevanza in un’epoca flagellata da questa piaga sociale e Presley si presta suo malgrado al gioco intavolato dai giovani faccendieri, relegando a torto o a ragione - non ci è dato saperlo, data la natura segreta dell'incontro tra i due - il ruolo di Nixon a mero comprimario e rendendo il personaggio interpretato da Kevin Spacey, un accessorio volubile nelle capricciose mani di Elvis.
Alessandro Sisti
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