L’affabilità e la gentilezza con cui Gabriele Salvatores parla de “Il ragazzo invisibile” - in uscita il 4 gennaio in circa 400 sale - non deve ingannare sulle ambizioni del regista e del suo nuovo film. Come dichiara Nicola Giuliano di Indigo Film che il lungometraggio l’ha prodotto insieme a Francesca Cima, “L’ambizione era quella di realizzare un film fondativo per le nuove generazioni, capace di influenzare l’immaginario come lo stati per i miei coetanei i film di Bud Spencer e Terence Hill”. Abituato a confrontarsi con un cinema lontano dai suoi canoni “invece che continuare a ripetere all’infinito Mediterraneo”, a chi gli chiede come ci si senta ad affiancare Luc Besson nella sfida ai modelli statunitensi Salvatores ha le idee chiare: “con Nirvana avevo già cercato di affiancarmi a un certo tipo di cinema ed anche allora mi avevano detto che ero matto a tentare di farlo. Con “Il ragazzo invisibile” è successo la stessa cosa. La mancanza di un budget forte - dicevano - avrebbe impedito di realizzare un film capace di reggere il confronto con il corrispettivo americano invece penso che le idee e la competenza che ci abbiamo messo sia riuscita a restringere le distanze”.
Sequel del primo episodio capace di totalizzare oltre 5 milioni di euro di incasso, “Il ragazzo invisibile - seconda generazione” non vuole essere un sequel tipo “Batman, nel quale abbiamo un personaggio che rimane sempre se stesso ma piuttosto un Boyhood dei super eroi dove il protagonista ogni volta deve affrontare i cambiamenti che gli derivano dalla sua crescita”. E ancora, a proposito della struttura narrativa il regista aggiunge “ Più che un romanzo di formazione in chiave fantasy dire che questo è una storia di distruzione perché Michele è chiamato a confrontarsi con il venir meno delle certezze acquisite durante la puntata precedente”. Se poi, parlando dei modelli che lo hanno ispirato, si citano gli X-Men Salvatores dice: ” in realtà non sono un fan dei prodotti Marvel e la serie dei mutanti non la conosco. Semmai posso dire che per me i capisaldi del genere sono lo Spiderman di Sam Raimi e, come per gli sceneggiatori, certi titoli degli anni 80 come i Gremlins in cui il divertimento non impediva agli autori di presentarci situazioni dolorose e terrificanti”. Se poi si vuole cercare a tutti i costi un aggancio con il cinema americano la parola passa a Victor Perez, già curatore degli effetti visuali del Batman di Nolan, il quale ci tiene a sottolineare come ogni progetto di questo tipo i soldi non siano mai abbastanza. In compenso dice Perez “le idee sono gratis e con Gabriele abbiamo cercato di costruire non solo immagini belle ma anche significative, capaci di evocare sentimenti e stati d’animo, e dimostrando che anche in termini di effetti speciali certe cose si possono fare anche in Italia”.
Visto che nel film i cattivi sono Russi diventa impossibile non chiedere se il film non voglia mandare qualche messaggio ai grandi protagonisti della politica contemporanea ma “In realtà”- dicono gli sceneggiatori “la Russia ci offriva quelle caratteristiche di esotismo che cercavamo per i nostri cattivi. E poi ci volevano avversari che fossero portatori di una potenza un po' sgarruppata come può esserlo quella dell’ex unione sovietica. Se fossero stati americani sarebbero stati troppo forti per i nostri protagonisti”. Sul fatto poi di non aver firmato la sceneggiatura Salvatores dichiara di non sentirsi affatto sminuito come autore: “Fare il regista è sufficiente a soddisfare il mio ego (ride) e poi ho sempre pensato che un film sia il risultato di un lavoro collettivo dove il regista si inserisce quando è necessario, com’ è successo anche qui nel momento in cui girando abbiamo visto che cambiando qualcosa la storia poteva funzionare meglio ”. A chi gli chiede notizie su un terzo capitolo il regista afferma di non averci ancora pensato e lascia intendere che molto dipenderà dagli esiti commerciali di questo film.
Carlo Cerofolini
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