Il premio
di Alessandro Gassman
con Alessandro Gassmann, Gigi Proietti, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Erica Blanc
Italia, 2017
genere, commedia
durata, 100'
Giovanni Passamonte (Gigi Proietti) è sempre stato un donnaiolo ed ha avuto moltissimi figli, sparsi un pò in tutto il mondo. E’ uno scrittore di successo e fama internazionale al punto che gli viene comunicato che ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura. Ma lui ha paura di volare e a Stoccolma vuole andare in macchina passando per l’Austria, la Germania (Berlino), la Danimarca
(Copenhagen) per arrivare a Stoccolma. Il lungo viaggio sarà l’occasione per passare del tempo coi suoi due figli Oreste (Alessandro Gassmann) personal trainer e Lucrezia (Anna Foglietta) blogger di successo. Tutti insieme andranno a ritirare il premio Nobel insieme a Rinaldo (Rocco Papaleo), suo fedele assistente da sempre. Il viaggio si rivelerà per tutti un’occasione irripetibile per conoscersi, segretario Rinaldo compreso.
“Il Premio” rappresenta metaforicamente il viaggio del vecchio scrittore Giovanni Passamonte
attraverso la sua vita di uomo, amante e anche di padre e di scrittore. In questo percorso viene accompagnato da Oreste e Lucrezia, i suoi due figli con i quali però non è mai stato un vero padre.
Attraverso i prati verdi del Sud Tirolo, gli incontri con le sue ex amanti eccentriche e stravaganti
riaffermando se stesso si riaffermerà anche nel suo ruolo paterno in quanto, per la prima volta,
questo ruolo gli verrà riconosciuto anche dai suoi due figli. Il rimando cinematografico è al film “In viaggio con papà” (1982), laddove un figlio estremamente timido (Carlo Verdone) accettava di fare una vacanza con il padre (Alberto Sordi), inveterato cacciatore di donne, scoprendone i lati positivi e negativi. Sordi come Proietti era un donnaiolo, amante dei piaceri e della bella vita e soprattutto un egoista cronico, un narcisista incapace di dare
amore ai propri figli.I quali nulla hanno a che fare con la sua vita, proprio come Sordi con Verdone.
Al centro del film la maestrale interpretazione di Gigi Proietti che si riconferma il “mattatore” di
sempre, carismatico e capace di colmare buchi e banali clichè presenti nella sceneggiatura.
Si perché la storia si perde spesso in prevedibili cadute e gag: la parabola discendente del solito
intellettuale di sinistra che alla fine della sua vita si scopre triste e vuoto e intende recuperare prima di lasciare la scena. Il solito padre donnaiolo e charmant che nella sua vita ha collezionato donne e figli. Ma alla fine si riappacifica con la sua famiglia. Un po’ come Vittorio Gassman ne Il Tigre (regia di Dino Risi, 1967), che mette alla berlina i rapporti familiari della classe medio alta e, dopo una sbandata con un’amica della figlia, decide di rientrare in famiglia e mettere tutto a tacere.
Giovanni Passamonte recita sempre proprio come su un palcoscenico in teatro: e infatti c’è un plauso teatrale proprio in una delle scene finali, addirittura con inchino dei protagonisti in cerca di applausi. Passamonte /Proietti urla: “Ladies & Gentlemen; I found the Bull!” e tutti a ridere e a dire e a replicare con la frase ironica: “Italiani straordinari”. Una scena da avanspettacolo degli anni ’50. Tentativo di Alessandro Gassmann di mettere in scena un simbolico viaggio introspettivo con il padre Vittorio, come dallo stesso riconosciuto anche in conferenza stampa. Ma non riesce ad andare in profondità, si ferma in superficie nella sceneggiatura. In realtà anche Gigi Proietti non ci dice granchè del suo rapporto con Vittorio Gassmann se non il fatto che fosse stato un uomo straordinario e di grande carisma. Forse anche lui - come il Giovanni Passamonte de Il Premio – estremamente narcisista e presuntuoso, con il quale è difficile relazionarsi e dal facile sfottò di colui che si sente sempre “sicuro agli altri e a se stesso amico”. Rammentiamo il Vittorio Gassman che pieno di sé ripetutamente sfotteva un timido e affetto dal male di vivere Jean Louis Trintignant nel film “Il Sorpasso”. Affiora la malinconia di Alessandro Gassmann quando racconta del suo debutto in teatro con il padre, in “Affabulazione” di Pasolini, soprattutto in una scena in cui compariva completamente nudo e con il look “total blonde”. Uno scandalo ai tempi, specie per il pubblico teatrale di allora, nonproprio giovanissimo e abituato alle nudità. Ma Pasolini giustificava tutto.
Buona la prova di recitazione di Anna Foglietta che riesce a prendere in giro la nuova emergente categoria delle fashion-blogger sempre a caccia di vanità. Si sente il cuore. Meravigliosa la voce di Matilda de Angelis, la nuova Bjork e le musiche di Marco Vitelli che ci accompagnano in cornici suggestive metropolitane e bucoliche. Caricaturale il personaggio di Erica Blanc, forse troppo marcato nella sua eccentricità al punto da non sembrare credibile. Peccato per Alessandro Gassmann: avrebbe potuto dare di più in questa che forse per lui è stata ed èuna prova di riaffermazione anche personale e di separazione da una figura così carismatica e
catalizzante come il padre Vittorio. Una catarsi artistica non riuscita, o meglio che non può che indurci alla fine a riaffermare la fagocitante e dominante presenza e supremazia paterna, come in un quadro di Schiele, quello della madre, che tutto ingloba dentro di sè. Figlio compreso.
Michela Montanari
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