martedì, gennaio 15, 2008

Io sono leggenda - I am legend

That’s Entertainment. Questo è quello che si deve chiedere al film che riporta in vita per la terza volta (tante sono state le trasposizioni) le vicende dell’unico uomo sopravvissuto all’estinzione del genere umano provocata dal virus che essa stessa ha prodotto. Tratto da un romanzo di Richard Matheson diventato di culto per la carica visionaria della storia e le implicazioni ambientali e sociologiche che lo rendono più che mai attuale, I am legend si avvale della presenza dell’attore del momento, quel Will Smith, grazie al quale copioni come questo, ambientato in una New York cupa e terminale, priva del consueto cotè umano e di successo (per questo struggentemente bella), e con un solo personaggio sulla scena, ove si eccettui il cane (autore di una delle scene più struggenti di tutta la filmografia degli ultimi dieci anni) che lo accompagna restituendo al film una parvenza di umanità, possono andare in porto senza essere stravolti nella loro essenza. E’ inutile farsi domande sull’ indispensabilità artistica della star holliwoodiana, perché la sua presenza è il lasciapassare necessario ad un opera non facile da digerire per un pubblico che va a cento all’ora e crede ciecamente all’immortalità degli eroi di celluloide. Piuttosto vale la pena soffermarsi sull’efficacia del meccanismo che riesce a coinvolgere senza rinnegarsi, attraverso un uso appropriato degli effetti speciali, funzionali al realismo della storia e sapientemente dosati, e con una struttura che riesce a coinvolgere perché destabilizza lo stato emotivo dello spettatore sottraendogli quello che normalmente è abituato a vedere, privandolo di quell’overdose di immagini e situazioni che finiscono per azzerare ogni capacità di reazione. Detto questo il film conserva il suo apparato di crudeltà grazie alla presenza di un nemico formidabile ed angosciante, una sorta di Erinni che si manifesta (Il buio si avvicina) in un modo ancestrale eppure concreto, un contraltare di noi stessi che ci fa pensare a come siamo diventati in un oggi che è già domani. Infarcito di citazioni cinefile (Il Silenzio degli innocenti, Castaway, Leon, Alien, The Village, tra gli altri), e supportato da una fotografia che enfatizza con luci soffuse e nostalgiche penombre, la nostalgica solitudine di una vita arrivata all’ultima fermata ed insieme la speranza di una nuova palingenesi, I am a legend dice che c’è ancora spazio per un cinema blockbuster che non offende la nostra intelligenza.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

IO SONO LEGGENDA nasce dal romanzo omonimo di R. Matheson (1954) da cui sono già stati tratti 2 film: THE OMEGA MAN - 1975: OCCHI BIANCHI SUL PIANETA TERRA (1971) di B. Sagal e intrpretato da Charlton Heston ed il nostrano (ma con dollari usa) L'ULTIMO UOMO SULLA TERRA (1964) per la regia del catanese Ubaldo Ragona con Vincent Price e Franca Bettoja. Un dignitoso B-movie ambientato negli States ma girato nel riconoscibilissimo quartiere dell'Eur a Roma, dove il protagonista riesce a sopravvivere grazie al morso immunizzante di un pipistrello, mentre un terribile morbo causa negli umani dapprima la perdita della vista, poi la morte, quindi la rinascita nelle vesti di vampiri.
La versione 2007 di IO SONO LEGGENDA è un prodotto calcolato al fotogramma, come si conviene ad una superproduzione made in usa.
Budget di 150 milioni di dollari con una lista di produttori lunga quanto uno scontrino della spesa alla vigilia di Natale, con il protagonista Wil Smith ivi compreso.
Finto one-man-show che rischia di spiazzare lo spettatore, che viene subito "tranquillizzato" dalla produzione con l'inserimento dei flashback che hanno il compito di spiegare la storia e inserire altri protagonisti, oltre a quello di riportare la pellicola su binari di "normalità".
Prima parte densa di tensione che va scemando dopo che lo spettatore fa la conoscenza degli esseri infetti, da quel momento il film può essere paragonato ad uno zombie-movie di ultima generazione.
IO SONO LEGGENDA è puro intrattenimento "all'americana" ottimamente confezionato, dove i soldi spesi si "vedono" tutti.
Il finale, non proprio aderente al romanzo, è deludentissimo: il vaccino finalmente scoperto dallo scienziato non servirebbe a nulla se DIO (addirittura!) non avesse comunicato alla cattolicissima Anna, che nel Vermont esiste un gruppo di sopravvissuti non infetti che potrebbe sperimentare e giovarsi del vaccino.
Morale: senza Dio non riusciremmo neanche ad attraversare la strada. Ottima notizia per l'elettorato catto-conservatore che in passato ha premiato Bush e i repubblicani, ora in difficoltà, mentre l'elezione del prossimo Presidente degli Stati Uniti d'America è alle porte. (Fabrizio Luperto)

veri paccheri ha detto...

ciao fabri! :)
L'ultimo uomo sulla terra a me era piaciuto tanto. non conoscendo roma m'ero bevuta alla perfezione la finta location, mi sembrava credibile pensare fosse stato girato in america eheheheh
Vincent Price è mitico.
e pensare che è stato girato a bassissimo budget riuscendo bene nei propri intenti... lo consiglio agli amanti del genere. per me un piccolo cameo italico.

Anonimo ha detto...

Io sono leggenda, una frase adatta che potrebbe pronunciare il polivalente Will Smith, film dopo film sta dando credito al fatto che sia in grado di interpretare i ruoli più svariati e sempre con successo. Il mio problema è quello di essere una di quelle persone che con il volume di libri acquistato e letto sostiene e mantiene stabile la media nazionale, per cui mi ritrovo ad aver letto l’opera da cui il film è tratto.
Come dicevo Will Smith è bravo a sostenere la scena nella solitudine, menzione particolare al cane molto più espressivo e di peso di molti attori contemporanei. Peccato però che libro e film viaggino su due binari diversi, con l’inconveniente che ai binari del film manca qualche traversina e si interrompono in più punti.
Con la voglia di infarcire di effetti speciali stiamo perdendo sempre più di vista una cosa fondamentale, la trama del film, ci sono sempre più “capolavori” ricchi di effetti, magistrali interpretazioni, ma senza corposità.
La caratteristica di Io sono leggenda è l’introspezione del personaggio, la crescita che fa con il passare del tempo, il suo vissuto non solo legato alla routine quotidiana, ma le sue paure, le sue memorie, le sue speranze, un lungo cammino interiore intervallato di flash di quotidianità e ricordi.
Un mosaico che si costruisce lentamente fino al completamento finale, il film invece è asettico, chirurgico, l’unico spessore è dato dall’interpretazione di Smith e del cane, ma non dallo svilupparsi della storia, troppe domande rimangono senza risposta.
Abbiamo un’esposizione di tecnologia all’ultima moda, avveniristica, in quello stile tipicamente rassicurante che hanno gli americani in questo periodo, un’ostentazione di quello che hanno, come se questo potesse metterli al sicuro ma della lotta interiore del personaggio poca roba, si intuisce che probabilmente la sua lotta ostinata è motivata dal dover dare una ragione alla morte della moglie e della figlia, la stessa ostinazione che gliele ha portate via, ma non va oltre.
L’evoluzione comportamentale delle creature non viene minimamente presa in considerazione, cancellata dal sacrificio del cane.
L'arrivo improvviso della donna e del bambino, con spiegazioni irrisorie e da quel momento il tracollo completo della situazione, fretta di arrivare alla fine.
L'ostinazione del protagonista guida tutto il film, come d'altronde è nel libro, ma le strade percorse portano in situazioni completamente differenti e muovono molle non paragonabili.
Se preso da solo potrebbe essere un film carino, ma non assolutamente all'altezza di quello che avrebbe potuto essere.

Kquitto

Anonimo ha detto...

Le tue considerazioni mi fanno ven ire ancora più voglia delle parole del libro che ho gia acquistato ma che è rimansto ancora chiuso per le molte opzioni a disposizione (ci vorrebbero due vite per stare dietro al cinema, ai libri..ho conmprato anche Into the wild di Krakauer)..e d'altronde è difficile adattarsi alla visione cinematografica dopo essersi immerso nnella lettura della sua fonte letteraria...Godard diceva che solo dai libri mediocri si potevano ricavare bei film...quindi non veod l'ora di aprire questo libro e poi ti dirò qualcosa in più...per intanto mi inchino a cotanta bellezza di pensiero
ciao amico mio

parsec ha detto...

Nell'autunno 2006 sono a Manhattan in vacanza e mentre cammino lungo la quinta mi imbatto nell'enorme set in cui si gira con titolo provvisorio "Last man on earth" poi diventato i am legend. Will Smith è all'interno di un negozio e ci sono luci pazzesche anche in pieno giorno ed erba finta per terra.
Cosa ricorderò nel tempo di questo film:
il momento in cui si vede Piazza San Carlo a Torino sotto la neve dove la CNN trasmette durante le olimpiadi invernali. Ricordo quel giorno e quella nevicata e lo studio open air degli americani, io sono lì che guardo dalla piazza i giornalisti che si collegano in diretta con i loro colleghi delle news e e, attraverso il vetro della camera, sto guardando anche in casa di Will che fa colazione. So cool

Anonimo ha detto...

Onestamente la cosa che mi è dispiaciuta di più di questo film è che hanno trasformato i "vampiri" in dei semplici zombie senza cervelli. Purtroppo non sono riuscita a vedere la versione degli anni sessanta, ma ho quella con Charlton Eston e il paragone pesa molto sul film.
Bella la fotografia, belli gli effetti speciali, bravo l'attore, ma se si perde quella scintilla in più che dava vita alla storia, i dialoghi che spezzavano il cuore con i fautori del nuovo ordine...
E nel libro la visione è ancora più cupa. Forse la verità è che abbiamo bisogno di un male che sia comodo, stupido e amorfo come una massa di zombie. Crea meno problemi morali alla fine...

Nikon Love Shop