di Daniele CIprì
(Ita-Fra 2012)
Busu (Alfredo Castro) si guadagna la propria misera esistenza facendo la coda per pagare le bollette altrui.
Nelle
interminabili giornate trascorse all'interno dell'ufficio postale
intrattiene gli avventori raccontando fatti realmente accaduti nella sua
Palermo.
Un giorno,
complice un incidente stradale che vede coinvolto un giovane che aveva
sottratto l'auto al padre, racconta quanto accaduto alla famiglia
Ciraulo molti anni prima.
Siamo nella
Palermo degli anni Settanta, Nicola Ciraulo (Toni Servillo) tira a
campare insieme ai propri congiunti come può, insieme all'anziano padre e
al figlio Tancredi recupera ferro dagli scheletri delle vecchie navi
ormeggiate nei cantieri navali.
La fortuna dei
Ciraulo m- ed è questo il primo dei paradossi del film - arriva tramite le
pistole di due killer, che nel tentativo di ammazzare Masino (Piero
Misuraca), nipote dei Ciraulo, uccidono, per sbaglio, la figlia minore
Serenella (Alessia Zammitti).
Il padre di
Masino, cognato e amico di Nicola, fa balenare l'ipotesi di un
risarcimento da parte dello Stato per le vittime di mafia.
La sola promessa
del danaro sconvolge la vita dei Ciraulo, li porta a indebitarsi con gli
strozzini, in attesa che si compia l’estenuante iter burocratico.
Alla fine, quando i
soldi arrivano davvero, sono diventati pochi per alimentare il sogno di
stabilità economica, bastano però per coronarne una parvenza di
benessere, l’acquisto di una costosissima Mercedes.
E' stato il figlio
è la prima regia di Daniele Ciprì senza l'ex socio Franco Maresco, con
il quale, sino a poco tempo fa, formava la più geniale coppia del cinema italiano, inventori di quella straordinaria avventura che fu Cinico Tv e registi de Lo zio di brooklin, 1995- Totò che visse due volte, 1998- Il ritorno di Cagliostro 2003.
Ciprì e Maresco (da
vedere assolutamente anche i loro documentari) sono stati per la
Palermo degli anni '90 quello che Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono stati per la Palermo del dopoguerra.
Franchi e
Ingrassia, nella prima parte della carriera, sono stati i massimi
rappresentanti di una infelicità tutta palermitana, esorcizzata tramite
smorfie e una comicità spesso legata alla fame e alla miseria.
Anni dopo, Ciprì e Maresco, con lucido cinismo, hanno raccontato la Palermo del dopo Falcone-Borsellino, una Palermo apocalittica, fatta di macerie e miserie umane.
E' stato il figlio, ispirato al romanzo di Roberto Alajmo, è
cinema chirurgico, sceneggiato meravigliosamente (Masino e Tancredi
all'uffico postale, il personaggio interpretato da Bellocchio, il
racconto del finale della storia) con una cura dei particolari e dei
dettagli da scomodare Elio Petri, e con una fotografia (dello stesso
Ciprì) dal color ruggine come il ferro delle navi abbandonate, con la
luce che scolpisce i volti e deforma i paesaggi, come deformata è la
mente dei protagonisti, uomini e donne senza ideali che pensano solo ai
soldi ("alla roba", direbbe Verga).
Ma la vera forza
del film è nella capacità del regista di raccontare con estrema lucidità
un'umanità pregna di immoralità, inconsapevole complice della propria
miseria.
Per gran parte del
film, Daniele Ciprì usa toni farseschi alla Cinico Tv (si va dalla
coreografia sulla nave alla forfora dell'avvocato) con personaggi come
quelli del Prefetto, dello strozzino e dell'avvocato che altri non sono
che "l'evoluzione" degli indimenticabili fratelli Abbate, Pietro
Giordano, Rocco Cane e il ciclista Francesco Tirone.
Recitazione volutamente sopra le righe (da qui la scelta di un protagonista non siciliano) proprio per sottolineare quanto, in teoria, i personaggi appartengano ad una Palermo di quarant'anni fa, quasi una rievocazione del passato, ma che in realtà sono estremamente legati al presente come a rimarcare che forse saranno cambiate le facce, le parole, i gesti, ma il modo di vivere è dettato ancora dal consumismo.
Straordinario cast con un grande Toni Servillo (c'è ancora bisogno di ripeterlo?) e l'ottimo Alfredo Castro l'indimenticabile Raùl Peralta in Tony Manero (2008) di Pablo Larrain
Analisi di una Sicilia arcaica, matriarcale, affamata, alla affannosa ricerca di un benessere fatto di oggetti inutili.
E' stato il figlio è dramma grottesco e dolente e sopratutto buon cinema di casa nostra.
In concorso a Venezia 2012.
3 commenti:
ciao Fabri, anche a me questo film di Ciprì è piaicuto molto, Servillo bravissimo, splendida fotografia, molto cinico, molto humor nero.
ottimo prodotto al festival. da vedere!
senti, ma il cameo di piergiorgio bellocchio qual'è??? nei titoli di coda compare il suo nome ma non ricordo il personaggio che interpreta..
In realtà non è un vero e proprio cameo,visto che resta in scena parecchi minuti. Bellocchio è il sordomuto che per ultimo abbandona l'ufficio postale.
ah ecco!!! grazie! :)
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