Identificazione di una mostra: il 69 edizione del festival di Venezia lontano dagli schermi - 6 giornata
Ieri notte nei canali rai si poteva venire a conoscenza di un aneddoto tanto divertente quanto indicativo sui misteri del cinema e della cinefilia. Protagonista indiretto Takeshi Kitano in concorso con il sequel di “Outrage” variato nel titolo e nella storia quel tanto che basta per distinguerlo dal primo. A raccontarlo Piera Detassis,direttrice del festival di Roma prima dell’arrivo di Marco Muller e con analoghe funzioni della rivista Ciak. Interpellata dalla televisione giapponese per parlare del cinema di Kitano la Detassis raccontava di essersi preparata a lungo per essere all'altezza del compito ma di essersi ritrovata alla fine a dover rispondere ad un unica domanda: “Ma qual è il motivo per cui in Italia amate così tanto Takeshi Kitano ?". Se non fosse vero l’accaduto avrebbe il sapore di una boutade. Ed invece è quello che accade ancora oggi nel paese del Sol levante dove il nostro non è mai riuscito a suscitare grande interesse nonostante i premi e gli attestati di stima raccolti in giro per il mondo. Il Kitano casalingo non è apprezzato dalla critica ne dal pubblico ed è per questo che ieri al lido è stato accolto con una tenerezza che ha in parte ammorbidito la delusione nei confronti di un film ed in generale di una carriera che per la maggior parte degli addetti ai lavori ha esaurito la sua spinta propulsiva. D’altra parte in questa sessantanovesima edizione il regista giapponese si trova in buona compagnia per il numero ristretto di artisti e di opere che hanno confermato le aspettative, in un panorama generale che forse deve ancora esprimere il suo colpo di coda. Tornando ad “Outrage Beyond” e prendendo in prestito le parole pronunciate dal regista in sede di conferenza stampa il film è stato fatto perché il protagonista del primo film era ancora vivo e quindi potenzialmente spendibile per una replica da realizzare con quel mix di violenza ed umorismo a cui ormai il regista ci ha abituato. Una risposta che non fa una piega ma che sembra più adatta per scaltrezza ed opportunismo ad un cinema mordi e fuggi che a quello solitamente selezionato da una mostra d'arte cinematografica.
Ieri notte nei canali rai si poteva venire a conoscenza di un aneddoto tanto divertente quanto indicativo sui misteri del cinema e della cinefilia. Protagonista indiretto Takeshi Kitano in concorso con il sequel di “Outrage” variato nel titolo e nella storia quel tanto che basta per distinguerlo dal primo. A raccontarlo Piera Detassis,direttrice del festival di Roma prima dell’arrivo di Marco Muller e con analoghe funzioni della rivista Ciak. Interpellata dalla televisione giapponese per parlare del cinema di Kitano la Detassis raccontava di essersi preparata a lungo per essere all'altezza del compito ma di essersi ritrovata alla fine a dover rispondere ad un unica domanda: “Ma qual è il motivo per cui in Italia amate così tanto Takeshi Kitano ?". Se non fosse vero l’accaduto avrebbe il sapore di una boutade. Ed invece è quello che accade ancora oggi nel paese del Sol levante dove il nostro non è mai riuscito a suscitare grande interesse nonostante i premi e gli attestati di stima raccolti in giro per il mondo. Il Kitano casalingo non è apprezzato dalla critica ne dal pubblico ed è per questo che ieri al lido è stato accolto con una tenerezza che ha in parte ammorbidito la delusione nei confronti di un film ed in generale di una carriera che per la maggior parte degli addetti ai lavori ha esaurito la sua spinta propulsiva. D’altra parte in questa sessantanovesima edizione il regista giapponese si trova in buona compagnia per il numero ristretto di artisti e di opere che hanno confermato le aspettative, in un panorama generale che forse deve ancora esprimere il suo colpo di coda. Tornando ad “Outrage Beyond” e prendendo in prestito le parole pronunciate dal regista in sede di conferenza stampa il film è stato fatto perché il protagonista del primo film era ancora vivo e quindi potenzialmente spendibile per una replica da realizzare con quel mix di violenza ed umorismo a cui ormai il regista ci ha abituato. Una risposta che non fa una piega ma che sembra più adatta per scaltrezza ed opportunismo ad un cinema mordi e fuggi che a quello solitamente selezionato da una mostra d'arte cinematografica.
Da un regista
all’altro ieri è stata anche il turno di Oliver Assayas, regista francese dal pedegree cinematografico militante per aver scritto
nei famosi Cahiers du cinema, essersi fidanzato con Maggie Chung la musa
di Wong War Kar Way, aver diretto film d’essai molto snob ed infine per aver
realizzato l’opera fluviale dedicata al terrorista degli anni 70 “Carlos”, indubbiamente una delle opere migliori
della scorsa annata. Il suo nuovo film “Apres mai”
manco a farlo apposta è ambientato nel
maggio 68, età prediletta dall’intellighenzia di sinistra e spazio
autobiografico dove il regista trascolora una giovinezza, la propria,
vissuta
all’ombra di chi credeva di poter cambiare il mondo. Una storia di
giovanissimi alla ricerca della propria identità interpretata da attori
non professionisti ad eccezione di Lola
Creton
appena vista in “Un
amore di gioventù”. Le notizie lodano la loro freschezza e la capacità
di sapere ricreare l'atmosfera dell'epoca mentre in generale sembra di
poter contare una prevalenza di giudizi positivi. Intanto con la mostra
che si avvicina al giro di boa si
iniziano a fare i primi bilanci sulla presenza del cinema italiano.
L’impressione
generale quando ancora manca il pezzo da novanta (Marco Belloccio con il
suo
“La bella addormentata” oggi in concorso)è quella di un’annata che ha
espresso il
meglio nel documentario, vera e propria terra di frontiera dove
nuove leve ed
autori già affermati si cimentano per soddisfare un bisogno di verità
difficilmente raggiungibile con il cinema di finzione. Oggi tocca ad
un gigante festivaliero come Kim Ki Duk con il suo “Pietà”
e tra gli altri, al piccolo di Leonardo di Costanzo che con “L’intervallo” ci riporta dalle parti di “Gomorra” con due
adolescenti come protagonisti.
Abbiamo parlato di:
Outrage Beyond
di Takeshi Kitano
con Takeshi Kitano
Apres mai (Fra 2012)
di Olivier Assayas
con Lola Creton
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