giovedì, settembre 06, 2012

Venezia 69 (8)



Identificazione di una mostra: la 69 edizione del festival di Venezia lontano dagli schermi - 8 giornata

La vita è strana, è forse un tipo cervellotico come Marco Bellocchio deve averci pensato molto a questa sua nuova giovinezza, cominciata al termine di un periodo in cui i suoi film a Venezia e non solo, venivano regolarmente fischiati ed attaccati con la violenza di chi non sa che farsene del confronto e della dialettica. "Il diavolo in corpo", "il sogno della farfalla","La visione del sabba" solo per dirne alcuni, corrispondevano al periodo psicanalitico dell’autore che trasferiva sullo schermo e con l’aiuto dello psichiatra Massimo Fagioli (si parlò addirittura di plagio del medico nei confronti del regista) i risultati della sua ricerca interiore. D'altronde il regista piacentino è sempre stato un separato in casa, mai veramente escluso ma in qualche modo sopportato da lontano: basta ricordare l'esperienza politica vissuta fuori dai partiti tradizionali ed in  particolare di quello comunista  e poi trasformatasi in una fuga da fermo su posizioni troppo radicali anche per i compagni militanti. Così ha fatto anche il cinema che è rimasto ammaliato dal suo talento visionario e della sua capacità di penetrare l'apparenza delle cose e dei fatti, di un senso estetico imn grado di far diventare bello tutto ciò che toccava, ma non riuscendo mai a digerire la sua indipendenza, il suo modo di parlare con opere non catalogabili e per questo poco disposte alla partigianeria, da qualunque parte le si guardasse. Oggi, in questa parte di carriera caratterizzata da una distribuzione forte (Rai Cinema), capace di elevare un muro di protezione e di consensi attorno ai suoi prodotti, un film come "La bella addormentata" non poteva fallire il plebiscito di consensi  come quelli portati a casa ieri al termine delle proiezioni per la stampa e per il pubblico. Il tema importante come quello dell'eutanasia incentrato sul caso di Eluana Englaro opportunamente trascolorato in un racconto multiplo fatto di esistenze (diverse)  egualmente legate alla dicotomia vita/morte che si incontrano sullo sfondo dei giorni che precedono la morte di Eluana; attori famosi come Tony Servillo ed Isabelle Huppert ubiqui in questa 69 edizione (della Huppert abbiamo contato almeno tre film) e poi Maya Sansa ed Alba Rohrwacher. E non ultima l'empatia con la realtà del nostro paese che permette al film di diventare una cosa sola con il respiro affannato e dolente delle nostra contemporaneità. Qualità  alle quali aggiungiamo quella di averci fatto scoprire un attore strepitoso come Pier Giorgio Bellocchio (figlio d'arte come Brenno Placido qui improvvisamente maturato ed in parte)  che però non impediscono a noi che l'abbiamo visto in anteprima di rilevarne anche i difetti, come quello di un didascalismo che emerge nella seconda parte del film e di un equilibrio non sempre perfetto tra le varie sezioni del racconto, con sequenze che aggiungono troppo e finiscono per appesantire la struttura dell'opera. Chissà che idea si sarà fatta la giuria. Anche "Buongiorno notte" sempre di Bellocchio avevata goduto del consenso generale degli addetti ai lavori  e di un pronostico vittorioso che poi fu completamente disattese dall'esito del palmares. Ci auguriamo di no perchè Bellocchio meriterebbe comunque un premio per l'eccellenza dei suoi ultimi lavori. 



Da un possibile vincitore  (ma qualcuno vocifera che Michael Mann sia rimasto folgorato da “Pietà” di Kim Ki Duk) a quello che alcuni hanno definito (“Mereghetti” per esempio) il film più brutto della competizione. D’altronde quello di dividere è sempre stata la caratteristica e forse lo scopo del regista Harmony Korine, cantore di una gioventù americana lontano dalle patine perbeniste e/o demenziali del cinema mainstream (ricordiamo tra gli altri “Gummo” e l’ultimo invisibile “Mr Lonely”) ma vicina al ritratto disperato e vuoto che emerge ogni giorno dalle cronaca mediatica. Portando all’eccesso manie ed ossessioni dell’età adolescenziale con una lente che deforma e non retrocede quando si tratta di mettere a nudo corpi e deviazioni,  Korine nella rappresentazione dell'universo giovanile potrebbe essere l’alternativa a Gus Van Sant in termini di overdose visiva ed evidenza di contenuti. Prova ne sia “Spring Breakers” il baraccone pop coloratissimo, psichedelico e poco parlato, arrangiato per allestire il manifesto del nuovo lolitismo con quattro ragazzine dapprima sequestrate e corrotte da un pusher che ha la faccia di James Franco (per l’occasione trasformato in una versione aggiornata del Mangiafuoco di Collodi) e successivamente pronte a restituire pan per focaccia con un finale da bad girls di rara violenza. Tra le interpreti in un rovesciamento iconografico ai limiti del lecito alcune delle baby attrici più in voga del momento, di quelle che tappezzano con i loro poster le stanze di migliaia di adolescenti e che come Selena Gomez , insieme alle altre prese d’assedio durante il red carpet di ieri, sono passate dall'innocenza delle produzioni targate Walt Disney all'inferno allucinogeno e malsano di Harmory Korine. Un camaleontismo molto in voga tra le nuove leve, se è vero che anche Zach Efron si è cimentato prima a Cannes poi qui a Venezia con un cinema più crudo e meno patinato, utile a dare spessore ad un immagine che allo stesso modo delle attrici di "Spring Breaks" è ancora bidimensionale e casalinga.

Abbiamo parlato di:

La bella addormentata (Ita 2012)
di Marco Bellocchio
con Tony Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Pier Giorgio Bellocchio, Gian Marco Tognazzi, Brenno Placido

Spring Breakers (Usa 2012)
di Harmory Korine
con James Franco, Selena Gomes, Vanessa Hudgens

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