sabato, febbraio 23, 2013

Educazione Siberiana: conferenza stampa

Educazione Siberiana, un film a dimensione europea


Incontrare Gabriele Salvatores a poci giorni dalla notte degli Oscar  ha il sapore d'amarcord,  un pò perché nel 1991 il suo “Mediterraneo” portò in Italia la famosa statuetta,  ma anche per il ricordo di una stagione a suo tempo disprezzata ma sicuramente generosa in termini di incassi nei confronti del nostro cinema. Ed è proprio con l’intento di ritrovare il tempo perduto, allargardo il bacino degli utenti ad una dimensione non solo casalinga ma anche europea che Rai Cinema ha deciso di finanziare un’operazione come quella di “Educazione Siberiana”, definita dallo stesso regista, rischiosa, non solo in termini di investimento finanziario (circa 9 milioni di euro) ma anche di contenuti, se è vero che il libro di Lilin nasce da un’ esperienza autobiografica legata ad un paese, la Transinstria, ai più sconosciuta e difficile da collocare persino con l’aiuto dell’atlante geografico. Ma sono proprio i dettagli dell’aspetto produttivo, con mentalità da studios hollywoodiano a farla da padrone nella conferenza stampa alla quale abbiamo assistito. Si parla molto di “screening test”, effettuati addirittura a Londra e capaci di far riportare tutti sul set per rigirare un finale poco convincente, e poi, dell’importanza di concepire un prodotto in grado di essere capito, e quindi venduto, ad un pubblico trasversale, italiano come europeo, e con un attenzione particolare  agli spettatori più giovani, che, e lo diciamo noi, sono quelli che determinano la sorte degli incassi. In questa direzione è andata la scrittura di Lilin, il quale, di fronte alle domande sugli avvenimenti storici in cui si svolge il romanzo, dichiara di aver voluto svincolare il libro dalle necessità storiche e filologiche per renderlo applicabile all’esperienza di ogni lettore. “Io non volevo fare un’opera storica ma raccontare uomini e donne che ho visto durante il periodo a cui faccio riferimento nel mio libro” dichiara ed ancora “ Educazione Siberiana è una storia libera ed universale, che potrebbe essere ambientata anche in medioriente dove abitano molti dei miei amici". Sulla stessa lunghezza d'onda gli sceneggiatori Rulli e Petraglia (“La meglio Gioventù”, 2003 “Romanzo di una strage”, 2012) che nella riduzione del libro hanno dato meno peso al realismo dello sfondo politico e sociale, per privilegiare la ricerca di senso operata da due amici, Kolia e Gagarin, che si ritroveranno divisi dai rispettivi ideali esistenziali.

Un pò intimiditi da questi discorsi sui massimi sistemi i tre giovanissimi attori (Arnas Fedaravicius Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson) si dichiarano felici di aver lavorato con un regista che non conoscevano ma che hanno imparato ad apprezzare, mentre Malkovich gentile ma un po’ distante si limita al minimo sindacale con risposte di routine. La conclusione spetta però a Salvatores, che si dice dispiaciuto per una contemporaneità senza maestri (il riferimento va nonno Kuzya, il cattivo maestro interpretato da Malcovich), capace di caricarsi sulle spalle la responsabilità di educare le nuove generazioni,  per poi affermare che "Educazione Siberiana il film più bello che io abbia mai fatto”. Una benedizione che è di buon auspicio per l'uscita del film, fissata per 27 gennaio con 350 mila copie.

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