regia di: Jeong-beom Lee
con: B. Won, T. Wong-trakul, S. Kim
- South Corea 2010 - durata 119'
Parlar male della RAI e' come prendersi a sganassoni da soli: oltreché autolesionistico e' cretino e quasi di certo inutile. Quindi, quando sulla superficie dello stagno aziendale si muove qualcosa e' utile tenere gli occhi aperti, perché ti può capitare d'imbatterti in qualcosa d'interessante.
È il caso di questa manciata di film che da qualche stagione la rete di Freccero (RAI 4) propone il martedì in prima serata col titolo - un po' così ma va bene lo stesso - "Missione: estremo oriente".
Si tratta di pellicole recenti e recentissime appartenenti in particolare alla cinematografia coreana e hongkonghese, con incursioni in Giappone e in altri paesi asiatici, accomunate da una precisa estetica e dall'occhio smagato ma ancora partecipe con cui si guarda agli uomini e alle cose dal profondo est del mondo. L'esempio più fresco e tra i più felici e' quello di "The man from nowhere" (2010) di Jeong-beom Lee.
Noir metropolitano diviso tra la violenza senza scampo imposta dal desiderio di vendetta e un altrettanto insopprimibile slancio verso la riconquista di se stessi e della pacificazione interiore, raccoglie, in due ore scarse, suggestioni di un nichilismo ormai stanco e brandelli di sentimenti quasi anacronistici; lampi di crudeltà senza reticenze e tenerezze imprevedibili.
Film cupo e disilluso nel descrivere il deserto psicologico di solitudini abbandonate al tritacarne combinato del profitto e del caso, si apre - dolente ma nitidissimo - a sprazzi di un romanticismo ingenuo e diretto, esausto e, forse, fuori tempo massimo (ma proprio per questo scabroso e avvincente), che dalle nostre parti pochissimi oramai sanno maneggiare e trasmettere - Mann e un certo numero di "serie" in America; Audiard e per altri aspetti i Dardenne nel vecchio continente, e pochi altri in giro tra terre e mari - o semplicemente hanno mollato, riducendolo a macchietta giulebbosa o lagna esistenziale.
Notturno, stilizzato e spettacolare ma brutale, rapido nella costruzione delle scene quanto pervaso da scarti di lancinante malinconia, "The man from nowhere" e i suoi non-eroi si muovono nel cuore del degrado fisico e morale dell'uomo e della grande città moderna in cerca di un motivo per non lasciarsi travolgere dall'indifferenza e dal calcolo che tutto sovrasta, tutto pervade.
Motivo che, forse, non e' da ricercare nemmeno troppo lontano: basta riconoscerlo negli occhi della ragazzina prematuramente sola della porta accanto: lei che, senza difese eppure senza esitazioni, non vuole arrendersi.
(Ciclo "Missione: estremo oriente". RAI 4, ogni martedì, ore 21 ca.)
The Fisher King
4 commenti:
son contento che ti sia piaciuto, in Corea per me al momento si girano i migliori thriller al mondo e lo dico nel pieno possesso della mie (poche) facoltà mentali...
ahaha Brad, di neuroni ne abbiamo pochi tutti quanti..;)) un saluto
nickoftime
Ringrazio e rassicuro Brad circa il suo stato mentale: soffermandosi su uno degli snodi fondamentali del cinema moderno (il margine di ridefinizione e rilancio del "noir" alla luce degli apporti della "variante orientale"), il suo sistema nervoso non perde per niente colpi. Anzi, centra il bersaglio grosso. Sono anni, infatti, che il cinema di quei luoghi (Corea e Hong Kong, in particolare) rimescola le carte del genere, tra stilizzazione e pieghe di un romanticismo quasi decontestualizzato, quindi modernissimo; alto tasso spettacolare e riflessione sullo stato del rapporto tra l'uomo e l'infinita transizione post-capitalistica; violenza senza infingimenti e dubbi sistematici sul ruolo e la responsabilità dell'eroe, sull'integrita ', sull'onore. Il ciclo di RAI 4 ha almeno il merito di tenere viva la possibilità di fare confronti e tarare meglio l'occhio a partire da uno spettro più vasto.
a questo punto Fisher spero ci degnerai di ulteriori reportage da questo ciclo "delle meraviglie"
nickoftime
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