E' arrivata mia figlia
di Anna Muylaert
con Regina Case, Michel Joelsas, Camila Márdila, Karine Teles
Brasile, 2015
genere, commedia, drammatico
durata, 114'
Nessuno
poteva
immaginarlo e invece succede che a risollevare le sorti stagionali del
più bisfrattato dei generi ci pensino due piccoli film, prodotti e
realizzati
nelle periferie del cinema che conta. Stiamo parlando di “Sarà il mio
tipo?”
del belga Luca Belvaux, ancora presente nelle sale italiane, e adesso di
“E’
arrivata mia figlia” della brasiliana Anna Muylaert, presentato con
successo al
Sundance 2015 e poi al Festival di Berlino, dove ha vinto il premio del pubblico. E non poteva essere
altrimenti,
talmente alto è il tasso d’empatia dei personaggi di una storia che ha
il
pregio di far sorridere senza perdere di vista i fermenti di un paese in
via di
trasformazione. Il film racconta di Val, governante efficiente e
premurosa di
una ricca famiglia borghese che, ad un certo punto, riceve la visita
della figlia
Jessica, arrivata a San Paolo per sostenere gli esami di ammissione
all'università. Separate da lungo tempo e costrette a convivere nella
casa dei
padroni, madre e figlia non tarderanno a coinvolgere il resto del
consesso in
un confronto di punti di vista apparentemente inconciliabili.
La
Muylaert dimostra di conoscere le regole del genere e di saperle come
metterle in
pratica. Infatti, portando sullo schermo uno scontro di caratteri, “E’
arrivata mia
figlia” si preoccupa di supportare il protagonismo dei personaggi con
sceneggiatura cronometrica e capace di conferire ritmo alla storia senza
privarla
delle dovute sfumature; che, soprattutto nel rapporto tra le due donne e
i vari
componenti che completano una sorta di famiglia allargata, riesce a
ricreare un laboratorio in cui
è possibile cogliere una miniatura della società brasiliana, con la
decadenza
della classe dirigente, rappresentata nella fragilità emotiva e nella
mancanza
di coesione della famiglia borghese, contrapposta alla freschezza del
nuovo che
avanza, impersonato dalla sfacciata intelligenza di Jessica, al
contrario del
genitore, per nulla disposta a rinunciare ai sogni di un futuro diverso e
migliore.
A
questo la regista aggiunge un attenzione formale davvero inedita per
questo tipo
di prodotti, riuscendo a costruire delle immagini che da sole
restituiscono la
dimensione interiore dei personaggi e in particolare di Val, la vera
protagonista del film, di cui la Muylaert restituisce la mentalità
sottomessa e chiusa, riprendendo spesso la donna incornicità tra le mura
di casa o soffocata da vetri e inferiate che sembrano imprigionanarla
all'interno degli ambienti. Forma e sostanza dunque per una della
sorprese più interessanti di quest'ultimo periodo.
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