Ixacanul
di Jayro Bustamante
con María Mercedes Croy, María Telón, Marvin Coroy, Justo Lorenzo
Francia, Guatemala, 2015
genere, drammatico
durata, 100'
Mai come in
questo periodo le periferie del mondo sono state così vicine
all'appassionato di cinema che in un sol colpo si è visto
recapitare due cartoline dall'inferno firmate rispettivamente dal nostro
Roberto Minervini, di cui abbiamo ampiamente parlato nella recensione
dedicata
al suo "Louisiana", e poi dal regista guatemalteco Jayro Bustamante,
regista che esordisce alla regia con una film "Ixacanul - vulcano"
che, alla pari di quello del collega italiano nasce dalla volontà di
raccontare
la realtà, spogliandola il più
possible degli artifici di cui il cinema si serve quando la deve
mostrare sullo
schermo di una sala.
Nel
caso di "Ixacanul" la sospensione di
incredulità esiste comunque, perchè la
storia, nel suo perfetto svolgimento e nell'assenza di tempi morti,
presuppone
appunto l'esistenza di un copione già scritto e di una direzione
artistica che sa
come utilizzare gli attori sociali chiamati a "interpretarlo". Ma è
altrettanto vero che la vicenda di una famiglia di poveri contadini di
origine
Maya e di Maria, costretta a sposarsi per ragioni di denaro, è di quelle
che si
sottraggono agli standard drammaturgici comuni. In "Ixacanul" infatti
il coinvolgimento nasce non tanto dalla nobiltà del tema che, partendo
dalla
denuncia delle condizioni di sfruttamento della classi indigenti arriva a
dimostrare la collusione del Sistema nell'esercizio del misfatto;
quanto piuttosto dall’assoluta adesione del regista al paesaggio,
naturale e antropologico, in cui si svolge la vicenda.
La
semplicità che Bustamante impone alla materia cinematografica diventa
quindi il modo per liberarla da ogni retorica e per favorire la
percezione di un'afflizione trasmessa attraverso la somma dei singoli
frammenti narrativi. In questo modo, mentre seguiamo le varie fasi del
calvario esistenziale di Maria, che ad un
certo punto rimane incinta dell’uomo “sbagliato” e deve affrontare le
conseguenze di un parto destinato a sconvolgere ogni progetto, “Ixacanul”
ci informa sull’iniquità
delle condizioni lavorative, sull’assenza di mutuo soccorso tra chi
dovrebbe averne e sui problemi di
alcolismo delle generazioni più giovani.
Senza dimenticare la presenza
di uno
sguardo sul sostrato di costumi e di credenze che, se da una parte
costituiscono
il motivo d’identità di un popolo altrimenti destinato a scomparire,
dall’altra
contribuiscono, con il loro carico di pregiudizi – sintetizzati nelle
ragioni che spingono Maria a camminare in un campo pieno di serpenti
–, alla mancanza d' emancipazione di quella parte della popolazione.
Vincitore dell'Orso d'argento all’ultima edizione del festival di
Berlino “Ixacanul” commuove e fa riflettere.
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