La risposta è nelle stelle
di George Tillman Jr.
con Scott Eastwood, Britt Robertson
Usa, 2015
genere, romantico, sentimentale
durata, 139'
di George Tillman Jr.
con Scott Eastwood, Britt Robertson
Usa, 2015
genere, romantico, sentimentale
durata, 139'
Nel nostro paese è
considerato la versione a stelle e strisce di Liala ma la definizione
non rende giustizia alla componente imprenditoriale di Nicholas Sparks,
scrittore di best seller e da un pò di tempo, produttore
cinematografico dei film tratti da suoi romanzi. I quali, è bene dirlo,
rappresentano per numero di rappresentazioni, l'ultimo baluardo di
un genere - quello romantico sentimentale - ritenuto desueto, e ancor
più fuori moda da un mercato intossicato di fenomenologie improntate al
più assoluto pragmatismo. Niente a che vedere quindi con le pene d'amor
perduto che alimentano la penna dello scrittore, e che hanno fatto
la fortuna di titoli come, "Le pagine della nostra vita" e "Le parole
che non ti ho
detto", autentici cult di un pubblico femminile, disposto a tutto
pur di lasciarsi coinvolgere dai tormenti
esistenziali di quelle vicende. Certo, è giusto far notare come,
rispetto
agli inizi, le ultime trasposizioni abbiano perso la disponibilità
degli attori più in vista,
gradualmente sostituiti dall'esuberanza di virgulti in cerca di successo
e quindi propensi a calarsi senza troppe domande in ruoli scontati ma
popolari.
Come lo sono quelli di Luke Collins e Sophia Danko, i protagonisti di
"La risposta è nelle stelle", favola sentimentale incentrata sulle
peripezie amorose di due coppie destinate a incontrarsi nelle lettere di
Ira Levinson, arrivato al termine dei suoi giorni e intenzionato a
togliere il disturbo, non prima di aver letto ai due ragazzi le lettere
indirizzate all'adorata e defunta moglie.
Stabilendo una corrispondenza tra i ricordi del desolato
coniuge e l'attualità degli irrequieti ascoltatori, posti sullo stesso
piano dall'analogia degli atteggiamenti che metterano in discussione i
rispettivi legami, "La risposta è
nelle stelle" trova il modo di far proliferare gioie e dolori senza
bisogno di
forzare la mano (come aveva fatto nel precedente e troppo enfatico "Il
meglio di me") ma semplicemente sfruttando le possibilità offerte dal doppio binario della
struttura narrativa.
Il tutto, condito dagli stilemi
tipici dello scrittore
statunitense, che ritroviamo per filo e per segno nella diversità
sociale e
culturale dei personaggi - qui come altrove destinati a fare i conti con le conseguenze che ne derivano -
nella scelta di ambientare la vicenda in un paesaggio bucolico chiamato a
rappresentare sul piani visivo il risveglio delle passioni e l'armonia
della loro unione; e infine nel valore assunto dalla scrittura (presente a
cominciare da "The Nootebook"), testimone ma soprattutto
ordinatrice di una realtà di per sè caotica e mistificante. Scott
Eastwood, figlio del grande Clint e Britt Roberton, appena vista in
"Tomorrowland" ce la mettono tutta per farsi notare e di certo non
sfigurano.
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